“Australian ‘ndrangheta”
La missione antimafia in Australia di Nicola Calipari nel 1988
La mafia calabrese in Australia ha un’origine lontana ed è oggi una realtà diffusa e pericolosa. La ‘ndrangheta, infatti, risulta essere l’organizzazione mafiosa egemone sul suolo australiano. Nel “Continente Nuovo”, i clan calabresi hanno ucciso tre funzionari dello Stato e ciò che maggiormente colpisce è che in tutti e tre i casi i mandanti dei delitti sono rimasti impuniti. Come sono riuscite le ‘ndrine ad insediarsi in Australia? Che tipo di attività svolgono? Il metodo mafioso viene esportato anche oltre oceano?
Il magistrato antimafia Vincenzo Macrì e lo storico delle organizzazioni mafiose Enzo Ciconte, in Australian ‘ndrangheta, raccolgono la testimonianza della missione svolta in Australia nel 1988 da Nicola Calipari, compianto funzionario della Polizia Italiana, ai tempi dirigente della Questura di Cosenza ed esperto di organizzazioni mafiose.
Grazie a tale documento è possibile quindi tracciare una ricostruzione delle attività svolte dalle ‘ndrine nel più grande paese dell’Oceania.
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Caratteristica peculiare della ‘ndrangheta è la sua struttura di tipo familistico. Uno dei motivi del successo dell’organizzazione mafiosa è la capacità di esportare tale modello oltre la casa madre, creando così delle “colonie”, le quali rispondono direttamente alla “madrepatria”. Francesco Forgione, nel libro Mafia Export, documenta il radicamento della ‘ndrangheta fuori dall’Italia: ne risulta che le principali roccaforti dei clan calabresi sono Germania, Canada, Colombia e Australia.
Le prime manifestazioni della mafia calabrese in terra australiana risalgono alla fine degli anni Venti del Novecento. Le ‘ndrine maggiormente radicate nel “Continente Nuovo” sono originarie di Platì, Siderno e Sinopoli. Nello Stato del Nuovo Galles del Sud si trova Griffith, una cittadina che ha subíto la colonizzazione delle cosche provenienti prevalentemente da Platì. Nella sua relazione, Nicola Calipari riprende le teorie della commissione Woodward, secondo cui “molti degli appartenenti alle famiglie calabresi di Griffith, legati fra loro da vincoli di sangue, comuni origine etniche e culturali, rappresentano circa il 40% della popolazione di Griffith (che conta circa 22.000 abitanti)”.
Nell’Australia Occidentale, nella zona di Perth, risultano invece essere particolarmente diffuse le cosche originarie di Siderno, le cui principali attività sono la coltivazione di marijuana, il traffico della droga e il controllo dei mercati ortofrutticoli. Come le cosche di Platì, anche quelle di Siderno hanno diverse filiali sparse per il mondo: il cosidetto “Siderno Group” è in stretti rapporti con le colonie stabilitesi negli Usa e soprattutto in Canada.
Attività economiche
I clan calabresi, attraverso la fase “dell’accumulazione originaria”, hanno compiuto un salto di qualità,beneficiando in tal modo anche i gruppi presenti in Australia. L’attività dei sequestri di persona ha permesso ad esponenti di spicco come Domenico Barbaro, detto “Mico l’australiano” (attivo anche a Buccinasco), di entrare nel mercato del traffico della droga.
Grazie alla vastità dei territori e alle condizioni climatiche favorevoli, la principale attività delle cosche nel diviene la produzione e lo spaccio di marijuana. Da quanto emerso dalle diverse operazioni svolte dalle forze di polizia locali, risulta che oggi la ‘ndrangheta in Australia traffica ogni tipo di droga, grazie anche alle alleanze con i cartelli dei narcotrafficanti sudamericani e le organizzazioni criminali locali.
Il rapporto con la Calabria è continuo e capillare. In alcuni casi eccezionali, come la necessità di un investimento per le piantagioni di marijuana, la “casa madre” è intervenuta con dei finanziamenti. Più frequentemente avviene il contrario: è la colonia australiana, attraverso le reti del riciclaggio, a finanziare la madrepatria. Nicola Calipari, su questo aspetto, ha scritto: “Circa la possibilità che il denaro sporco proveniente dall’Italia venga riciclato in Australia, nulla è emerso per corroborare tale tesi. Vi sono, invece, indicazioni circa l’invio di denaro dall’Australia verso la Calabria, spesso per la costruzione di immobili nelle zone marine”.
Modus operandi
In Australian ‘ndrangheta, Vincenzo Macrì, delineando un quadro della presenza della ‘ndrangheta in Australia, rivela che tra il 1928 e il 1963 l’interesse principale dei clan era il controllo dei mercati ortofrutticoli. Attorno a questa attività sono riconducibili due guerre avvenute nello Stato del Queensland e a Melbourne (Stato della Victoria).
Attraverso la gestione diretta del traffico di droga, i clan presenti in Australia diventano più ricchi e violenti: tra il 1977 e il 1994 vengono uccisi tre uomini delle istituzioni australiane: Donald Mackay (deputato liberale del Nuovo Galles del Sud, assasinato nel ’77 a Griffith per le continue denunce nei confronti delle attività delle cosche coinvolte nella coltivazione della marijuana), Colin Winchester (vice-capo della Polizia Federale australiana, ucciso nell’89 a Canberra per delle indagini che stava svolgendo contro i clan calabresi), Geoffrey Bowen (funzionario del National Crime Authority, ammazzato a Sidney nel ’94 perchè avrebbe dovuto testimoniare contro Francesco e Antonio Perre nel processo relativo alla coltivazioni di piantagioni di marijuana). Quello che lega questi tre omicidi è l’impunità dei loro mandanti.
All’interno del territorio australiano la ‘ndrine riescono ad esportare il modello mafioso. Attraverso il traffico della droga le cosche calabresi sono diventate più ricche, potenti e violente: ecco perché hanno ucciso tre funzionari dello Stato tra il 1977 e il 1994.