Catania. Piazza Raffaella Dignità
La targa che dedica la piazzetta del quartiere Antico Corso di Catania a Raffaella Carrà, affissa da Open, con Arci e Comitato Popolare Antico Corso, non c’è più.
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Leggi tuttoSu queste orme di tacco a spillo si svolge la nuova tappa della carovana delle scarpe dell’antimafia organizzata da Siciliani giovani e Arci Sicilia, questa volta in collaborazione con l’associazione queer Open. Antimafia sociale e lotta di liberazione queer insieme, in una prospettiva comune, da Catania a Napoli, da Napoli a Palermo. Parteciperà Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli, donna trans, proveniente dalla famiglia camorrista dei Falanga, che ha avuto il coraggio di ribellarsi al dominio mafioso e patriarcale. Ora è responsabile antimafia e carceri di Arcigay. Parteciperà Daniela Tomasino, presidente Arcigay Palermo e componente del Comitato Palermo Pride. La tappa, che sarà anche una festa, attraverserà il quartiere Antico Corso a Catania sabato 13 luglio. Dopo l’assemblea si terrà un Drag Show.
Sono stati i Siciliani Giovani e l’Arci Catania ad accendere i riflettori su questo immenso patrimonio, dopo che l’Agenzia nazionale dei beni confiscati lo ha inserito nell’elenco dei beni da assegnare ad associazioni ed enti di terzo settore attraverso bando pubblico. Il primo del genere, pubblicato ma subito ritirato a causa delle tante falle rilevate dalle stesse associazioni.
Leggi tuttoC’è una legge, in Italia, che rappresenta un baluardo di civiltà, una di quelle nate con l’idea di portare avanti verso il progresso tutti e tutte. E’ stata pensata da Pio La Torre ed è stata approvata dopo il suo omicidio. La lotta alla mafia, dice questa legge, non è fatta solo di processi e manette. La lotta alla mafia è prima di tutto lotta per i diritti di tutti e di tutte, è riuso sociale dei beni sottratti da chi ha rapinato e distrutto enormi risorse collettive.
Leggi tuttoL’emergenza abitativa a Palermo, nel 2000, raggiungeva picchi altissimi, mentre non si riusciva nemmeno a fare un elenco dettagliato dei tanti appartamenti sottratti ai mafiosi. “Quello dell’utilizzo sociale delle case confiscate alla mafia fu un percorso molto difficile ma anche esaltante. Si diede vita a un Comitato di associazioni per l’emergenza abitativa, innescando il protagonismo dei senzacasa, ma si impose anche un tavolo permanente in Prefettura. E poi cortei e assemblee nei quartieri roccaforte delle cosche in cui le persone senza un tetto innalzavano cartelli con su scritto ‘Vogliamo le case dei mafiosi’.
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