domenica, Dicembre 22, 2024

antimafia

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Sui tacchi dell’antimafia

Su queste orme di tacco a spillo si svolge la nuova tappa della carovana delle scarpe dell’antimafia organizzata da Siciliani giovani e Arci Sicilia, questa volta in collaborazione con l’associazione queer Open. Antimafia sociale e lotta di liberazione queer insieme, in una prospettiva comune, da Catania a Napoli, da Napoli a Palermo. Parteciperà Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli, donna trans, proveniente dalla famiglia camorrista dei Falanga, che ha avuto il coraggio di ribellarsi al dominio mafioso e patriarcale. Ora è responsabile antimafia e carceri di Arcigay. Parteciperà Daniela Tomasino, presidente Arcigay Palermo e componente del Comitato Palermo Pride. La tappa, che sarà anche una festa, attraverserà il quartiere Antico Corso a Catania sabato 13 luglio. Dopo l’assemblea si terrà un Drag Show.

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-ultimora-Andrà Bene

A due passi dalla caserma dei carabinieri

In via Testaì, zona Lumacari, dietro piazza Dante e il Monastero dei Benedettini a Catania, ci stanno le case di Lorenzo Saitta, detto “lo scheletro”, parente del boss mafioso Maurizio Zuccaro, Clan Santapaola, riferimento indiscusso del quartiere. Due palazzine, una di fronte all’altra, una confiscata e una no. Un cancello sbarrava la strada, è stato tolto e adesso ce l’hanno rimesso. A due passi dalla caserma dei carabinieri.

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-rete-AperturaLe scarpe dell'antimafia

L’amaro del Boss

Ci siamo messi in viaggio trai beni confiscati alla mafia in Sicilia. Decine di migliaia di terreni, palazzi, alberghi, case, aziende, conti correnti. Per raccontare cos’è oggi la mafia. E combatterla. Non ci bastavano i convegni, le liturgie e le commemorazioni. Odiamo l’ipocrisia. Avevamo bisogno di fare qualcosa di utile: esigere l’utilizzo sociale dei soldi dei mafiosi. Esigere che i beni confiscati non siano abbandonati o lasciati nelle mani di chi ha subito la confisca. Denunciare le cose che non vanno. Così abbiamo deciso di metterci in marcia.

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-rete-Corso di giornalismoCronacaGiornalismo

A MILAZZO LA MAFIA NON ESISTE. E NEANCHE DON SARO C.

Condividiamo pienamente il dolore e l’amarezza. Ma anche tanta rabbia. E ci chiediamo cosa avrebbe scritto e commentato Leonardo Sciascia se avesse mai dovuto narrare l’intera vicenda personale e processuale del Principe nero di Barcellona Pozzo di Gotto e quale dolorosa immagine del tramonto sul Tirreno dalla baia di sant’Antonio ci avrebbe lasciato Vincenzo Consolo dopo aver appreso che quel paradiso confina con l’inferno delle morti per mafia.

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