Come hanno fatto diventare precari me e la mia scienza
Difficile comprendere al volo la logica di Argento che non vede nella libera professione una possibile via d’uscita e, soprattutto, di reddito. Eppure, una volta ascoltata la sua versione, il ragionamento fila liscio come l’olio: “Guardi le faccio un esempio. Per anni sono tornato a casa tardi. Trovavo i miei figli a letto, o nella migliore delle ipotesi in pigiama. Un’intera giornata era volata via, senza di me in quella casa. Senza i miei figli. Deve essere servito a qualcosa. Se io mi arrendo, sarà andato davvero tutto alla malora”.
Sergio ha azzerato tutto. Si è messo a disposizione di un altro ente. E incrocia le dita.
“All’università non avrei avuto alcuna possibilità di farcela, oggi ne ho qualcuna, seppure fievole. Precario ero e precario sono rimasto. Ma in questo modo io proseguo a fare quello che so fare e la ricerca non muore. Tutto questo influirà sulle nostre vite quotidiane, anche se la gente non lo sa. Non lo può sapere: nessuno glielo spiega”.
Sergio Argento va avanti. “Se mi è rimasto un po’ di ottimismo? Guardi, io questa partita la voglio vincere. Voglio dire ai miei figli, un giorno, che ne è valsa la pena. Basterebbe poi cambiare il sistema all’università, abbandonare il meccanismo della cooptazione e puntare alla meritocrazia, ai risultati, alle pubblicazioni. E a quel punto, sì che avremmo davvero vinto”.
Regole antiricerca
La norma del Regolamento d’Ateneo catanese, è stata approvata lo scorso 31 Marzo e modificata successivamente, e impone dei limiti cronologici (6 o 10 anni) a partire dalla data di conseguimento della laurea per ottenere gli assegni di ricerca. Vengono colpiti di fatto tutti quei ricercatori di età compresa tra i 30 e i 40 anni, a prescindere dal loro curriculum scientifico.
Il sindacato ha ottenuto una moratoria di tre anni, che sposta temporalmente il problema.
La norma prevede che gli assegni non possano essere conferiti a candidati che abbiano conseguito la laurea non oltre un certo limite cronologico, a prescindere dal valore scientifico del candidato, dall’attività svolta, dalla rilevanza del suo lavoro, e da qualunque altra valutazione di opportunità. Ancora una volta i più colpiti sono i lavoratori della ricerca (367 i titolari di assegno di ricerca nel 2009 nell’ateneo di Catania, secondo il MIUR, a fronte dei 1576 docenti e ricercatori strutturati, ma oggi sono i numeri sono più bassi) quegli stessi già privi di diritti, esclusi dalla vita democratica dell’ateneo, non ammessi ai benefici di eventuali ammortizzatori sociali.
Saperne di più
Precariato: http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/
Cambiare il sistema all’ università: http://www.rete29aprile.it/