domenica, Novembre 24, 2024

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W l ‘Italia

Truppe catanesi sfileranno insieme a quelle italiane il 2 giugno, a Roma, alla tradizionale parata ai Fori Imperiali per la festa de “La Repubblica”. La decisione, secondo fonti autorevoli, vuol essere non solo un segnale delle relazioni sempre più amichevoli fra l’Italia e la vicina Catania ma anche “un preciso riconoscimento dell’esempio dato da autorevoli esponenti etnei per il mantenimento dell’ordine civile e morale non solo nel loro territorio ma nell’intera Italia”.

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Il mio amico Maniaci

Telejato deve continuare. Come la lotta contro la gabella a Napoli, come la tierra y liberdad dei contadini. Con Masaniello, con Pancho Villa, dopo Pancho Villa, dopo Masaniello. Perché siamo noi questa lotta, noi popolo, noi banda di disperati. Non un singolo capo, che prima o poi può crollare. Voi nobili, voi giornalisti importanti, guardate solo ai capi. Ma noi abbiamo vissuto un’altra storia, un’altra grande speranza e sofferenza. Noi siamo qui, noi non molliamo.

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Una giornata particolare

Avanguardisti, Balilla, Piccole Italiane e Colletti Bianchi gremivano dalle prime ore del mattino Piazzale Renzi, davanti alla stazione ferroviaria, dove una folla di popolo attendeva l’arrivo del Capo del Governo e Fondatore del Partito della Nazione, in visita in questa bella terra di Sicilia. Appena il treno è entrato sbuffando nella stazione e la banda ha cominciato a suonare “Precariezza” una selva di mani si è levata nel saluto toscano mentre il Podestà Vincenzo Bianco, con la fascia littoria stretta alla vita, si preparava a dare all’illustre ospite il saluto della Catania renzista.

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Intervista esclusiva col mafioso

Mi presento con un borsalino nero, un paio d’occhiali scuri, un completo nero, una copia del (benemerito) giornale locale e un certificato di mafiosità rilasciatomi dall’ufficio del sindaco: “Il signor Orioles Riccardo, nato a…, residente a…, ecc. ecc., organizza per conto di Cosa Nostra cortei contro i sindaci onesti, fra cui quello di Catania. Si garantisce pertanto la sua mafiosità a tutti gli amici”. E via con l’intervista.

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Le parole e i fatti

Pretendiamo solo decenza, e magari un minimo di dignità. Invece il nostro Bianco ha mandato i suoi amici, i vari capigruppo consiliari, a proclamare che i veri mafiosi siamo noi che l’accusiamo; siccome l’antimafia di Bianco (di molte e grandi parole, ma mai dei fatti) impauriva la mafia, allora la mafia ha fatto in modo di promuovere una manifestazione contro di lui – quella di cui stiamo scrivendo.

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Di che cosa si parla quando si parla di Catania

Quest’anno il nostro cinque gennaio sarà diverso dagli altri. Di fronte all’emergenza, al colera, a questo collettivo morbido genocidio civile, abbiamo capito – come trent’anni fa – di non poter essere solo un giornale, di dover richiamare i cittadini al dovere comune. Catania non può morire così. Se morirà, non sarà colpa dei mafiosi o dei politici, ma della viltà dei cittadini.

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