Andrea s’è perso.. e non può tornare
Prigioniero in mezzo al mare a causa del virus.
“Sarei dovuto rientrare a casa più di un mese fa, ma ancora sono a bordo, al largo della costa messicana, e non so quando potrò ritornare in Italia.” dice Andrea, ingegnere di una nota compagnia di crociere. “Il mio lavoro mi piace, anche se è faticoso. Mi permette di viaggiare e visitare posti nuovi, ma ora è diventato un incubo.”
Da quando è iniziato il blocco negli Stati Uniti, Donald Trump ha interrotto il traffico aereo, da e per l’Italia, danneggiando migliaia di persone, tra cui Andrea: “Rimango qui a lavorare e a buttare sangue, nonostante io abbia da tempo finito il mio servizio. Noi, infatti, diamo la nostra disponibilità lavorativa per un periodo di quattro/ sei mesi, dopo il quale siamo in licenza, ma anche noi siamo stati colpiti dall’emergenza coronavirus e restiamo intrappolati qui” – continua Andrea – “Il problema non è tanto non poter rientrare, ma non poter nemmeno scendere: il passaporto italiano è stato bloccato negli USA e anche col visto di transito, non possiamo fare molto.”
“Stiamo trascorrendo la quarantena sulla nave; la nostra ultima crociera ha avuto sei passeggeri positivi al Covid-19 che poi hanno sviluppato diversi sintomi. Questo è accaduto all’incirca un mese fa, ora l’allarme è rientrato, eppure le misure di sicurezza diventano sempre più restrittive. L’equipaggio deve restare nelle minuscole cabine, se non sta lavorando o mangiando in mensa, per ridurre al minimo i contatti sociali. Siamo già soli e così lo siamo ancora di più” spiega Andrea arrabbiato. “La palestra è stata chiusa e le attività all’aperto sui ponti sospese. L’unico modo per distrarmi è leggere un libro o fare un puzzle, non mi è permesso nemmeno parlare o fumare una sigaretta con gli altri, se non dieci minuti prima o dopo la cena. Da più di trenta giorni vedo solo mare, lamiere e occhi stanchi che si scambiano velocemente un saluto prima di rientrare tutti nei loro alloggi. Si vede anche la terraferma in lontananza, ma chissà quando potrò toccarla.”
Mentre voi leggete, Andrea è ancora prigioniero su quella nave in mezzo al mare che a volte sa essere calmo e a volte, invece, burrascoso. “Avrebbero potuto mandarci a casa quando ancora era possibile farlo, ma non hanno voluto e non sappiamo nemmeno il perché.” conclude Andrea. “Io sono qui, non mi posso muovere, ma spero che tutto questo finisca il prima possibile.”