domenica, Novembre 24, 2024
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Anche in Sicilia, “fa’ la cosa giusta”

“I siciliani sono vecchi”, anzi vecchissimi – dice il Principe Fabrizio nel “Gattopardo” – e il solo peccato che non perdonano è quello di fare qualcosa”. Beh, c’è qualche eccezione…

Senza volere imbarcarsi in un improbabile dibattito sociale e antropologico si può dire che, comunque fare qualcosa in Sicilia, perfino di “giusto” e corretto, non è semplice per niente e per nessuno. Ma è possibile. Da questo assioma è partito un Comitato di soggetti ed organizzazioni sociali per realizzare una Guida al consumo critico e agli stili di vita sostenibili in Sicilia che, pur seguendo il solco collaudato dal marchio nazionale Fa la cosa giusta, è stata strutturalmente concepita e realizzata con un’impostazione e un metodo originali. Nessuna deriva identitaria e localistica, ma il tentativo di unire esperienze d’intervento sociale diverse e di diversi luoghi.

Diverse, ma convergenti in un’idea di trasformazione sociale in cui anche le azioni le più semplici ed ordinarie sono “politiche”: non solo a livello di informazione, agire solidale e partecipazione, ma anche a quello delle produzioni agricole, energetiche, edili, ecc.

L’indice del libro è costituito in gran parte dalle parole della vita quotidiana delle persone: vestirsi, muoversi, risparmiare e investire, informare, viaggiare, liberare il territorio, agire solidale, partecipare. E riporta esperienze concrete, spesso di segno economico, ma di un’economia alternativa in cui il profitto non è il dominatore assoluto e indiscutibile dell’umanità. I cui destini saranno sempre più determinati dalla qualità della coesione sociale e dal giusto e morigerato utilizzo delle risorse.

In questo senso, non c’è bisogno di costruire una “immagine” della Sicilia sfruttando i cliché mediatici, cioè il loro business.. L’immagine della Sicilia deriva direttamente dal lavoro, spesso misconosciuto e non messo a sistema, dei produttori di agricoltura biologica, di energia alternativa, di edilizia innovativa, di tutte quelle realtà imprenditoriali e associative che credono nella responsabilità sociale e nella sostenibilità degli stili di vita.

Combattere le mafie (fra cui Cosa Nostra) rientra nella costruzione di un’economia innovativa e di relazioni diverse, non individualistiche e non imposte. Le cooperative sociali sui terreni confiscati ai mafiosi, i gruppi di acquisto solidale, l’associazionismo solidale e di promozione sociale, sono tutti strumenti per costruire riaggregare la società al di là degli egoismi; senza moralismi, ma semplicemente per assicurare un futuro a tutti noi.

 “Fa’ la cosa giusta Sicilia” è una pubblicazione “di servizio”. La sua “proposta politica”, in realtà, è già più che leggibile nell’elenco delle aziende e associazioni impegnate. Ma è bene leggere anche l’introduzione, che un po’ rappresenta il manifesto dell’intero progetto (che prevede un’importante evoluzione con la realizzazione di una mostra-mercato che, come la Guida, sarà la prima nel centro-sud). Fra le tante idee e sollecitazioni, essa si basa su una constatazione che, applicata in tante realizzazioni, può rappresentare un autentico e ragionevole programma politico. “Sono tante le azioni attraverso le quali ogni cittadino-consumatore può resistere efficacemente alle scelte dei propri governi e delle strutture economiche produttive. Scelte spesso imposte dai grandi organismi mondiali come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio, o dalle multinazionali della grande distribuzione organizzata”.

La fase drammatica che i popoli stanno vivendo e le inquietanti prospettive dei mercati  impongono esattamente ora una riflessione profonda sul senso dell’economia e della società, in un momento che di svolta inevitabile – in bene o in male –  nella storia dell’umanità.

Non è presunzione, né retorica, dire che “Fa’ la cosa giusta Sicilia”s’inserisce, nel suo piccolissimo, nella ricchezza di questo dibattito e della sua attuazione, molto più avanzato ed interessante di quanto tivvù e giornali non ci dicano. E già solo per questo si potrebbe dire che anche nella nostra Sicilia, col lavoro da formichine (piccoli e utili) che sta dietro a questa pubblicazione, è stata fatta… una cosa giusta.

Giovanni Abbagnato

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