Abruzzo, oltre i ritardi della pandemia, dalla Lega al PD nuovi indagati per rapporti politica-sanità privata
Alessio Di Florio
Si perde nella memoria, ormai lontana ben 13 anni fa, l’assolata giornata di luglio in cui irruppe il ciclone giudiziario Sanitopoli: L’inchiesta della Procura di Pescara sui rapporti tra cliniche private e politica regionale spazzò via la giunta guidata da Ottaviano Del Turco (ex PSI, allora presidente PD) e toccò anche la precedente giunta di centrodestra. Passano i lustri, i ritardi e i disastri della sanità pubblica, ma all’orizzonte nulla di nuovo si staglia. L’estate scorsa abbiamo registrato un’inchiesta della Procura di Pescara che ha pesantemente coinvolto esponenti dell’ex PD di governo regionale e comunale: l’accusa era quella di scambi di favori a cavallo tra ASL e organizzazioni eventi nella città di Pescara.
Meno di un anno dopo, nelle ultime settimane sono giunte due nuove inchieste. Una incentrata sull’imprenditore privato abruzzese Vincenzo Marinelli, già dirigente della Federcalcio e attualmente presidente onorario del Pescara Calcio. Le indagini hanno interessato anche l’ex assessore regionale Mauro Febbo (Forza Italia), l’ex assessore regionale alla sanità nella scorsa legislatura Silvio Paolucci (Partito Democratico) e l’attuale presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri (Forza Italia). L’inchiesta è ancora in corso e, dopo la prima notizia ad aprile, continuano ad arrivare nuovi sviluppi: il 17 maggio sono stati aggiunti ai nomi degli indagati l’ex senatore Fabrizio Di Stefano (Lega), candidato sindaco del centro-destra alle elezioni comunali di Chieti del settembre scorso, e la consigliera regionale Sabrina Bocchino (anche lei Lega). Un’inchiesta quindi che coinvolge trasversalmente quasi l’intero arco della politica abruzzese. La procura del capoluogo adriatico è arrivata a ipotizzare il «totale asservimento» agli «interessi privati» da parte di uno degli esponenti del mondo politico coinvolti, un «rapporto corruttivo» tra un altro indagato e vari funzionari e politici della Regione Abruzzo e una «sistematica attività di corruzione (attraverso regalie, incarichi, assunzioni, favori, dazioni di denaro) e di turbativa di procedimenti amministrativi e gare in corso soprattutto in ambito sanitario, oltreché influenzare l’esito di procedimenti tributari in corso».
L’altro ciclone giudiziario, partito sempre dalla Procura di Pescara, ha coinvolto l’affidamento di servizi psichiatrici esternalizzati. Coinvolgendo il dirigente del Dipartimento Salute Mentale ASL Pescara Sabatino Trotta e rappresentante legale e dipendente con funzioni di coordinamento della cooperativa “La Rondine” Mattucci e Dolce. Nel mirino dei magistrati l’affidamento di alcuni servizi ma la cooperativa, facente parte del consorzio SGS insieme ad altre cooperative, da molti anni è attiva in moltissimi altri servizi esternalizzati per malati, disabili e altre categorie. Dopo l’avvio dell’inchiesta questi servizi non sono stati mai fermati e, come chiarito dai giudici stessi, La Rondine è pienamente titolata a proseguirli. Quest’inchiesta sta pesantemente interessando la politica regionale, Trotta era stato candidato (non eletto) nelle ultime elezioni regionali nelle liste di Fratelli D’Italia. Secondo quelle che alla stampa locale sono state consegnate come “ammissioni” e “confessioni” di Dolce e Mattucci gli affidamenti sarebbero stati assegnati con un forte interessamento della politica locale e nazionale. Mattucci e Dolce varie volte sono stati sentiti dagli inquirenti, Trotta non potrà mai più chiarire la sua situazione: la sera dell’arresto, dopo cena, è morto nel carcere di Vasto, secondo le ricostruzioni ufficiali suicidio. Fatale sarebbe stato il laccio della felpa. La Procura di Vasto ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando anche il reato di istigazione al suicidio. L’attenzione dei magistrati vastesi è sull’applicazione del protocollo di controllo per l’ingresso nel penitenziario e chiarezza sulla possibilità per Trotta di indossare il laccio della felpa fatale.
I processi giudiziari su Sanitopoli hanno compiuto il loro iter e ci sono sentenze ormai passate in giudicato. Oltre quest’aspetto, che compete giustamente ai tribunali, lo spaccato che emerse sulla sanità abruzzese, i molti anni di tagli e commissariamento della stessa, il rapporto troppo spesso devastante per l’interesse pubblico tra la classe politica e sodalizi economici privati, meriterebbe ampie riflessioni e una decisa sterzata. L’emergenza sanitaria attuale ci ha dimostrato, una volta per tutte e in maniera incontrovertibile, quale dovrebbe essere la direzione da intraprendere e l’importanza vitale della sanità pubblica. Ma purtroppo così non è e, mentre sulle spalle (e le vite) dei cittadini cade interamente il peso della situazione – 13 anni dopo – ci troviamo ancora a raccontarci sempre le stesse dinamiche che continuano a ripetersi.
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