“A Palermo la mafia militare, qui quella economica”
Qui a Trapani c’è la mafia borghese, non ci sono più da decenni coppole e lupare, qui c’è la mafia che frequenta i salotti buoni, qui non c’è l’estorsione, c’è l’impresa che è cresciuta abituata a pagare la quota associativa a Cosa nostra. Qui quando si arresta un padrino non si coglie l’occasione per colpire a morte l’organizzazione, ma si sta fermi e si aspetta che venga nominato il suo erede.
La mafia trapanese è quella che per anni riuscì a tenere incagliati, chiusi negli armadi del Palazzo di Giustizia, una serie di processi: dovevano essere celebrati nel 1980, per vedere i relativi boss imputati alla sbarra di anni ne sono occorsi quasi 20. A Trapani è stato tributato onore ai mafiosi, quando uno di questi morì, Calogero “Caliddo” Minore, niente impedì per lui un funerale affollato nella Basilica della Madonna, la città si mise il lutto e il maggiore quotidiano, il Giornale di Sicilia, ne celebrò le gesta di grand’uomo. A Trapani sono stati nascosti i capi di Cosa nostra del calibro di Totò Riina nonostante ci fossero in giro gli agenti dei servizi segreti, a cominciare da quella di Gladio, e grazie a intrecci “pesanti” sulle rotte attraversate dai carichi di armi e di droga, viaggiavano anche i rifiuti tossici.
La nuova mafia, quella che a Trapani ha avuto come capo l’imprenditore di Paceco Francesco Pace (nome che a Rostagno nei suoi editoriali del 1988 non era sfuggito), nell’ultimo decennio s’è gettata a capofitto nei grandi appalti; non ha trovato nessuno a fermarla. Ci provò un prefetto, Fulvio Sodano, ma di colpo nell’estate del 2003 Sodano si trovò trasferito ad Agrigento. Era in carica il Governo Berlusconi e sottosegretario all’Interno il senatore trapanese Tonino D’Alì. Non si sa ancor oggi se sia stato davvero lui a farlo trasferire da Trapani. I mafiosi intercettati, parlando di Sodano, non facevano altro che augurarsi un suo rapido allontanameto. Furono accontentati.
Trapani in tantissimi anni ha avuto occasioni di riscatto. Qui hanno lavorato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “A Palermo c’è la mafia militare – dicevano – a Trapani quella economica”.
Trapani ha avuto un dirigente di Squadra Mobile, Giuseppe Linares, che dopo avere preso tutti i latitanti che c’erano, quando si è messo sulle tracce dell’ultimo, Matteo Messina Denaro, ha ottenuto la promozione-rimozione dal gruppo che dà la caccia al boss. La sensazione è che Matteo Messina Denaro verrà preso quando sarà tempo di prenderlo, come è accaduto ai grandi superlatitanti, e lui è un superlatitante già solo per i segreti che si porta dentro. E allora, se deve essere una cattura a tempo, nessuno deve cercarlo.
La società trapanese si è limitata sempre a guardare tutto questo, tutto quello che le accadeva intorno come se niente fosse affar suo. A Trapani non c’è gran voglia di leggere o di sentire raccontati determinati fatti, ma per la verità non c’è un grande coro dell’informazione.
A Trapani è lo scirocco il vento più impetuoso che porta la sabbia del deserto, granelli di sabbia che una volta raccoglievano le cose peggiori e contaminavano tutto quello su cui si posavano, oggi questi granelli raccolgono di tanto in tanto anche cose nuove, per esempio l’impegno, il desiderio di legalità, la voglia di azzerare la mafia di tanti giovani, e la contaminazione è cambiata. Grazie anche ai giovani di Libera e di alcuni circoli che si sono intestati battaglie di libertà, vera e non apparente. Hanno da cancellare una cruda realtà.
Ci sono voluti quasi venticinque anni per pensare a celebrare nel modo giusto le vittime di Pizzolungo, ci sono voluti ventun anni per dedicare una via di Trapani a Mauro Rostagno, il sociologo e giornalista che ogni giorno dagli schermi di Rtc metteva alla berlina la mafia ed i suoi complici, e per questo fu ucciso il 26 settembre del 1988
Ci sono voluti ventitrè anni per veder cominciare un processo per questo delitto, ma sono bastati pochi giorni per collocare su una via del porto di Trapani la targa col nuovo nome: “Via dei grandi eventi”, in onore delle gare di selezione della Coppa America 2005 che ebbero come scenario il mare delle Egadi e il porto di Trapani.
“Grandi eventi” da Trapani in poi hanno significato solo una cosa, mettere assieme una “cricca” tra politici, imprenditori e mafiosi per fare affari. A Trapani la mafia oggi fa le truffe e paga le mazzette per restare a galla. La corruzione è il suo nuovo campo d’azione. E si scopre che corrotti ci sono anche dentro le forze dell’ordine. Ma non tutti lo vogliono sentire dire.