A CittàInsieme dibattito sul futuro dei rifiuti a Catania
Niente essenze di zagara e gelsomino ma “possiamo stare tranquilli”. Forse.
Danilo Pulvirenti di Rifiuti Zero Sicilia ed il pubblico intervenuto all’assemblea organizzata da CittàInsieme hanno posto agli amministratori diversi interrogativi sul futuro della gestione dei rifiuti ma le risposte, spesso vaghe e contraddittorie, non hanno rassicurato i presenti.
L’attuazione del programma elettorale di Enzo Bianco, con le strade liberate dai cassonetti e profumate con essenze di zagara e gelsomino, è in ritardo e, nonostante i reiterati annunci, il comune ha già prorogato il contratto di servizio ad Ipi e Oikos (già colpite da interdettiva antimafia e commissariate) al giugno 2016.
L’assessore D’Agata e i tecnici che lo accompagnavano hanno illustrato gli orientamenti dell’amministrazione: raccolta del porta a porta in tutta la città, nuove isole ecologiche, ecopunti mobili, riduzione al minimo del conferimento in discarica, compostaggio, completa esternalizzazione del servizio (attualmente il comune ne gestisce direttamente il 20%).
Molte criticità sono emerse durante il dibattito. Il piano di intervento approvato dalla giunta è stato giudicato carente ed approssimativo sia dalla regione che dalle associazioni: mancano alcuni documenti e i dati sulla vecchia gestione e sulla sperimentazione del porta a porta degli ultimi mesi. Inoltre non si tengono in considerazione le specifiche esigenze delle diverse municipalità, dei mercati, della zona industriale, della gestione di feste, dei flussi turistici.
Il piano di intervento, integrato e aggiornato, dovrà comunque essere approvato dal consiglio comunale e poi, fra i vari passaggi burocratici, bisognerà pubblicare il bando di gara che vincolerà la città per sette anni. Sui tempi necessari l’assessore non è stato chiaro, ma è evidente che tre mesi non basteranno e a giugno ci sarà una nuova proroga: secondo il consigliere Arcidiacono realisticamente la nuova gestione potrà partire nel 2018.
Da più parti è stato chiesto perché il comune non può occuparsi direttamente della gestione dei rifiuti e sceglie di affidare a privati un settore tanto inquinato da infiltrazioni mafiose. Le risposte sono state quelle rituali “i vincoli di bilancio limitano le possibilità dell’amministrazione comunale, e poi siamo garantiti dai protocolli di legalità e dalle certificazioni antimafia”. Possiamo stare tranquilli. Forse.