A Camilo Catrillanca, compagno
Ricordo di un campesino assassinato in Cile
Ricordo che nel bosco il lavoro era duro e noi eravamo solo dei ragazzi. Ma tu già guidavi un trattore enorme. Qualcuno giù metteva la catena attorno a uno dei tronchi ammassato sopra gli altri e una volta agganciato facevi muovere le ruote e trascinavi il legno verso la macchina. Ogni tanto smontavi e ci aiutavi a spingere quel tronco sui pali e la sega circolare, quanto cazzo era pesante? Io lo facevo da qualche giorno, tu e gli altri peñi c’eravate nati. Poi arrivava tuo padre, un uomo basso e quadrato dalla faccia tonda.
Sorrideva, era festa, portava chicha de manzana fresca; allora ci toglievamo i cappelli, scotolando via la segatura e bevevamo a turno. Un sorso alla terra, il resto alla pancia. Quando finiva il lavoro andavamo a mangiare, ci salutavi dal trattore e sotto quelle ruote schiacciavi il fango del sentiero verso casa. Era maggio e tu eri un ragazzo.
Si fece novembre e arrivarono quei cani. Chissà cosa credevano di fare con quei fucili, forse non pensavano a un omicidio, pensavano a giocare con i Mapuche, perché quando per caso colpirono te e il trattore uno di loro scese dal blindato e ti premette un fazzoletto dietro la nuca per fermare il sangue. Eri accasciato su un fianco, i buchi dei proiettili avevano arrancato dall’erba alla carrozzeria. Eri un ragazzo e ti hanno ucciso alle spalle.
Ora, all’anniversario di una morte violenta, il Cile intero ti saluta dopo quattro settimane di rivolta. In molti hanno perso un occhio, sono stati torturati al metrò di Santiago, stuprati, sotto pelle hanno ancora il piombo fascista dei carabineros. In molti e molte ti ricordano resistendo e così anch’io ti ricordo scrivendo dall’altra parte del mondo.
Il tuo popolo vuole la terra rubata dallo Stato, tu sei la rivoluzione. Il lavoratore, il campesino.
Anche solo respirare a Temucuicui autonoma significa lottare e lottano le donne e gli uomini che hanno scelto di vivere dove le compagnie forestali, il governo e gli eredi dei coloni fascisti e padroni li vorrebbero morti.
Ti rendiamo grazie, compagno, e nel giorno del tuo sacrificio abbracciamo tuo padre e tua madre.
Ciao Camilo,
La lucha sigue