L’eterna speculazione di San Berillo
“Se qualche amministrazione risanasse davvero San Berillo sarebbe ricordata nella storia di questa città”. Sono le parole di alcuni attivisti del locale comitato di quartiere, di cui abbiamo già avuto modo di scrivere un po’ di tempo fa.
Eh già, risanare. Riferi
to allo stato attuale del quartiere sembrerebbe qualcosa di lontano e difficilmente raggiungibile. Eppure, un semplice giro basta per accorgersi della bellezza di questi luoghi, di come sarebbe facile immaginare un nuovo sviluppo del quartiere.
Siamo tornati per guardare da vicino l’evoluzione dell’attività sociale nel quartiere e per capire -in qualche modo- se nei piani alti dell’amministrazione catanese sia cambiato qualcosa relativamente ai progetti su San Berillo.
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Il comitato popolare degli abitanti è nato da poco meno di un anno, ma il suo lavoro all’interno del quartiere è già riconosciuto e apprezzato dagli abitanti. Al nostro passaggio tutti salutano i ragazzi che ci accompagnano, chiedendo loro consigli, scherzando, cercando di informarsi sull’ultima notizia che disturba la paciosa mattinata del rione. Un edificio è stato dichiarato inagibile dopo due incendi e al proprietario sono stati recapitati delle intimazioni a murare gli accessi. Quel luogo, infatti, era stata eletto dimora da alcune prostitute.“Devi dire a Maria che può spostarsi nell’altro basso, in quello non può più stare, ho già parlato con le altre, è tutto ok”. I ragazzi del comitato hanno aiutato le ragazze “sfrattate” a trovare nuova occupazione, spiegando più di mille parole la natura e le modalità dell’intervento sociale effettuato all’interno del quartiere.
Approfittiamo della bella giornata per fare un piccolo giro. Iniziamo da dove, nel giugno del 2013, un ragazzo tunisino di poco più di vent’anni venne ucciso a sassate sulla testa “le pietre le hanno prese da qui. Dopo che hanno tolto il basolato antico, sostituendolo con uno a buon mercato, ogni volta che piove salta tutta la pavimentazione”. Viene indicata una colata di cemento alla buona, intervento del comune dopo le recenti piogge. Altre pietre sono adagiate ordinatamente in un gradino, accanto a quello che fu il luogo del delitto.
Mentre camminiamo gli attivisti del comitato ci parlano dei loro progetti e della rete sociale avviata, di quelli che sono gli obiettivi da raggiungere e quali i problemi da risolvere: “parliamoci chiaro, qui vogliono fare passare il messaggio che San Berillo sia un’erbaccia da estirpare perchè dentro ci sono solo prostitute e immigrati. Per ora, nell’attesa che si sblocchino i loro ‘piani di riqualificazione’ lasciano tutto com’è, degrado e sporcizia. In questo modo saranno legittimati ad appropriarsi di tutto per fare quello che vogliono.”
Svoltiamo l’angolo e arriviamo in via Carramba. Una strettissima viuzza a sinistra delimitata da un muro il quale non si capisce bene per quale principio fisico riesca a stare in piedi e non crollare. Dietro c’è una sciaretta, un piccolo sputo di verde in mezzo al quartiere, trasformata in discarica dagli operai del comune quando, nel 2009, ripulirono l’edificio di fronte. Questo immobile, donato circa vent’anni fa al comune di Catania da un privato, è oramai quasi del tutto diroccato. Da un po’ di tempo è stato occupato da una prostituta, che lì ha trovato la propria alcova per viverci e lavorare.
Eppure, da un’intervista rilasciata alla Sicilia nel 2009 dall’allora assessore ai lavori pubblici Filippo Drago, sappiamo che proprio quello stabile fatiscente sarebbe dovuto essere il punto di partenza per una ‘completa riqualificazione del quartiere’. Addirittura, dichiarava l’assessore, furono investiti 3 milioni di euro, i quali, a guardare bene il palazzo, non si sa capisce come siano stati spesi, anzi, meglio, se siano stati mai spesi.
Ovviamente, essendo del tutto pericolante, l’edificio necessita di una profonda messa in sicurezza per la quale il comune non ha fondi a disposizione. Per cercare di limitare le proprie responsabilità, gli uffici comunali hanno avuto la geniale pensata di mettere due cartelli indicanti divieto di transito. Se ti cade un palazzo addosso, peccato, ma è colpa tua che non hai visto il cartello.
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Proseguendo nel percorso, spontaneamente viene da chiedersi il perchè dell’abbandono di questi luoghi. Basterebbe un’opera di riqualificazione che semplicemente sappia non sconvolgere l’armonia architettonica e la bellezza degli scorci.
Un esempio del ‘volontario abbandono’ al quale è stato sottoposto San Berillo è quello di piazzetta delle Belle. Un piccolo slargo nel quale confluiscono varie stradine del quartiere, squadrato e con delle piccole case tutt’attorno. L’unico edificio che svetta è un antico palazzo del ‘700.
Ci raccontano come per molti anni è stato impedito ai proprietari di poter restaurare le costruzioni nella piazzetta per vincoli imposti dalla Soprintendenza. Dopo anni di incuria la riqualifica verrebbe a costare , molti attuali proprietari stanno pensando di svendere le loro proprietà.
L’edificio più grande si trova a ridosso del “Romano Palace”, l’albergo di lusso del gruppo Virlinzi nella zona “riqualificata” del quartiere. Da qualche tempo sono state varie le offerte per il suo acquisto da parte di rappresentanti della società, con prezzi abbassati relativamente al cattivo stato strutturale.
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Alcuni giorni fa il comitato ha ricevuto la visita dell’assessore all’urbanistica del comune di Catania Salvo Di Salvo, il quale, tra proclami e intenti dell’amministrazione, ha presentato un nuovo progetto su San Berillo: un’esposizione di graffiti in via delle Finanze.
In collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti e l’istituto detentivo Bicocca, il progetto di istallazione di alcune opere da strada nella celeberrima via vedrà la partecipazione di una cinquantina di detenuti del carcere che, istruiti dagli allievi della Scuola Edile catanese, prepareranno i muri per le opere dei ragazzi dell’accademia.
Questo, dunque, il primo progetto per San Berillo della nuova amministrazione Bianco. Non incentivi fiscali ai proprietari per la ristrutturazione degli immobili, non la creazione di presidi civili come un centro per la prevenzione di malattie sessuali, non la completa sanitarizzazione del quartiere, ma una semplice esposizioni di graffiti.
A parte quindi qualche legittimo dubbio rispetto alla reale efficacia dell’idea, le istallazioni sorgerebbero sui muri delle storiche palazzine settecentesche che caratterizzano l’ambiente architettonico (di ciò che è rimasto) del quartiere. Da qui, la controproposta del comitato: “Invece di intervenire su via delle Finanze, proponiamo di effettuare questi interventi artistici in via Zara, una stradina interna del quartiere, abbandonata a se stessa e trasformata in vespasiano a cielo aperto, dove non passano neanche i netturbini comunali. Invece di limitarsi esclusivamente al montaggio delle opere artistiche, noi proponiamo che vengano sfruttate davvero le competenze di chi è occupato nel progetto. Perchè non far ripristinare agli studenti dell’accademia gli antichi altarini votivi sparsi nel quartiere invece di farli disegnare sui muri di palazzine settecentesche?”
Inoltre, pare che ci sarà anche il coinvolgimento della Questura, nell’ottica di ‘preparare’ la zona per l’arrivo dei detenuti. Tutto sarà guidato dal vice questore aggiunto De Girolamo, lo stesso che ha diretto gli inconcludenti blitz degli ultimi tempi all’interno del quartiere, lo stesso che, tra l’altro, detiene la proprietà di alcune aree del quartiere. Così, ed è fatto notorio, come altri esponenti delle forze dell’ordine, divenuti proprietari negli anni ’90.
Queste sono solo alcune delle particolarità del nuovo progetto del Comune di Catania in sinergia con l’Accademia delle Belle Arti, la Scuola Edile e i detenuti del carcere di Bicocca. Un’idea interessante di certo, ma che non riesce minimamente ad intervenire sugli aspetti problematici del quartiere.
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Quello che rimane di questo giro di San Berillo, dalle chiacchiere con gli attivisti, dal contatto diretto con la realtà di questa zona di Catania è una forte sensazione di amaro in bocca. Di fronte ad uno scempio continuato nel tempo non si può fare altro che porsi delle domande su quali siano le effettive volontà (e di chi siano) dietro a tutto ciò. Quello che potrebbe essere il gioiello barocco incastonato nel cuore della città è lasciato a se stesso, a marcire, in attesa della solita colata cementizia che accontenterà tutti, proprio tutti, tranne quelli che oggi dentro il quartiere ci vivono.
Una babele di interessi economici e politici, di centri di potere più o meno velati, impediscono la nascita di un reale progetto di valorizzazione del quartiere.