Un “pentito” si confessa
Parla Filippo Malvagna
I contenuti di questo articolo sono tratti dall’intervista a Filippo Malvagna realizzata da un gruppo di miei studenti del Liceo Scientifico “Galilei” di Catania con la preziosa collaborazione della Procura della Repubblica di Catania, nella persona del suo capo di allora, Dott. Gabriele Alicata e della DIA che ha consegnato al “pentito” le domande degli studenti, restituendone le risposte.
“Facevo parte della famiglia Santapaola-Pulvirenti. Si agiva prevalentemente a Catania e provincia, ma non si tralasciavano fuori provincia, fuori regione, su tutto il territorio nazionale ed anche, alcune volte in territorio internazionale. Le organizzazioni criminali non delineano mai i propri confini: l’avidità e l’ambizione le porta a voler operare in qualsiasi posto e campo e questo è uno degli elementi base degli scontri cruenti e crudeli che spesso vi sono in organizzazioni diverse e contrapposte con altissima densità di vittime e spargimenti di sangue. Basti solo pensare che dal 1980 ad oggi per mani ed affari mafiosi sono state ammazzate circa 2000 persone nella sola provincia di Catania.
Lascio a voi fare una stima a carattere nazionale di quanti morti e quanto sangue la mafia ha fatto”.
“Il pentimento è un sentimento e anche uno stato d’animo che attraversa ogni essere umano nell’arco della propria vita, nel mio caso più volte mi sono pentito delle azioni e dei comportamenti di cui ero partecipe.
Ma non riuscivo a divincolarmi da quel circuito negativo che giorno dopo giorno mi risucchiava sempre di più.
Tante volte ho fatto buone azioni degne dell’essere più corretto e caritatevole, dimostrando amore e rispetto e tante altre buone qualità, che mai al mondo avrebbero fatto immaginare che io in realtà ero una persona che agivo nella negatività; chi più chi meno la negatività è solo un fattore parassitario che si impossessa di noi, ma che la nostra natura ed esistenza sia stata creata per la positività e che chiunque, chi prima o chi dopo, si pente di tutto l’operato negativo della propria vita. Io oggi più che mai ho capito di avere sbagliato contro tutta l’intera comunità e sappiate che la tranquillità non ce l’avevo prima e non l’avrò mai, ma almeno mi sento più tranquillo con la mia coscienza.
“Sono pienamente consapevole della mia collaborazione con la giustizia ed annesso pentimento, che sono due cose diverse, ma che nel caso stanno a significare le stesse cose.
Secondo me le conseguenze più importanti che io e i miei familiari andiamo incontro sono di essere individuati e massacrati barbaramente che nemmeno la vostra immaginazione potrebbe cercare di immaginare. Ma ci sono altre cose, situazioni, sensazioni e sentimenti che bisogna vivere per poterli spiegare. Tutte queste conseguenze e sacrifici non sono niente al confronto di ciò che sono stato in passato e quindi li accetto e li faccio senza alcun rimpianto”.
“La mia famiglia è stata uno dei fondamenti basilari alla mia volontà e decisione di collaborare con la giustizia. Io provengo da una famiglia di onesti e sinceri lavoratori; l’unico punto nero della mia generazione sia paterna che materna sono stato io e posso dirvi che anche mia moglie, che essendo una Pulvirenti proviene da una famiglia dal culto mafioso, è stata d’accordo ed ha contribuito alla mia scelta di collaborare con la giustizia, accettando tutti i sacrifici e i rischi che una scelta del genere comporta unitamente ai miei genitori. Di questo e di tutto ne sono orgoglioso e fiero oltre che riconoscente”.
“Io mi sono pentito davanti a tutto ciò che esiste nella comunità in cui tutti gli esseri umani vivono e, naturalmente, anche davanti alla mia coscienza spirituale e morale; di questo ne darò atto nell’arco della vita che mi rimane da vivere. Mi sono pentito anche davanti alla legge, ne sto dando atto e sempre ne darò collaborando con la giustizia. Penso che solo così facendo si possa manifestare pentimento totale e chiedere scusa e perdono per tutti i mali che ho fatto a tutta quanta la comunità in cui ho vissuto e vivrò”.
L’integrale è su a “Il ruolo dei pentiti nella lotta contro la mafia”, a cura di Elio Camilleri