14 gennaio 1988, la storia di Natale Mondo che avrebbe voluto riprendere il lavoro svolto con Ninni Cassarà
La vita professionale di Natale Mondo era stata tutt’altro che semplice. Dopo l’arruolamento in polizia nel 1972, era arrivato in Sicilia, prima a Siracusa e poi a Trapani, dopo essere stato a Roma e per lui l’obiettivo era tornare a Palermo, alla squadra mobile. Nel suo futuro, infatti, l’agente, nato nel capoluogo siciliano nel 1952, voleva riprendere il lavoro iniziato al fianco del vice questore aggiunto Ninni Cassarà per combattere la mafia.
Ma quando il dirigente fu assassinato il 6 agosto 1985 insieme all’agente Roberto Antiochia, il mondo cascò addosso al poliziotto. Accadde non solo perché aveva perso un amico, un collega e un superiore che stimava e a cui era legato, ma perché fu accusato di avere avuto un ruolo in quell’omicidio. Le accuse che gli piovvero addosso lo portarono anche in carcere e contro di lui c’erano un pentito, o presunto tale, che stavano parlando raccontando fatti che poi si sarebbero rivelati mendaci. A contribuire in termini tutt’altro che marginali nel proscioglimento di Natale Mondo furono altre parole, quelle della moglie di Cassarà e di un gruppo di colleghi.
A quel punto, però, emerse un aspetto del lavoro del poliziotto: quello di infiltrato nelle cosche dell’Arenella e lo aveva fatto d’accordo con il superiore assassinato. Così, quando sembrava che la bufera fosse ormai alle spalle con la caduta delle accuse contro di lui, Natale Mondo diventò il bersaglio di una vendetta di mafia. Accadde il 14 gennaio 1988 e i killer lo attesero davanti al negozio di giocattoli della moglie, “Il mondo dei balocchi”.
Ad anni di distanza, la giustizia ha condannato in via definitiva all’ergastolo i killer (non tutti individuati, tuttavia) che rispondevano a nomi come Madonia e Marino Mannoia. Ma su quell’omicidio, avvenuto dopo un precedente attentato scampato, sono rimaste domande non risolte. Domande che ruotano soprattutto sull’identità di chi ha voluto e ordinario il delitto.