Forche, forconi… e forchette in agguato
Sì, avanti un’altra… di montatura. Questo è lo slogan carnevalesco, in accompagnamento ad altri di sterili vocianti, che caratterizza l’Italia dell’oggi.
In Sicilia, “ patria” storica dei Forconi, la “rivolta”, quella iniziata a far data 9 dicembre, è stato un grande bluff.
Un sonoro fallimento. All’avvio dell’ “ora fatale”, ai caselli autostradali – per i blocchi della libertà di movimento della civica cittadinanza -, nelle strade, nelle piazze, a parte piccolissimi gruppi di sparuti, non si è visto proprio nessuno!
Bastava e avanzava l’enorme danno provocato poco meno di due anni addietro. In quei dì i blocchi stradali attuati dai protestanti, “tranquillamente” operati per molti giorni, a seguito delle disposizioni governative dettate dalla “calma”, provocarono centinaia di milioni di euro di danni alla collettività, alle attività commerciali, ai produttori agricoli e di tutte le mercanzie che marcirono sui camion. Con, in più, la drastica limitazione della libertà di movimento dei cittadini.
Di conseguenza, al proclama di “battaglia” lanciato dagli organizzatori è seguito un sonoro fallimento! Ci hanno rimesso solo alcuni centinaia di migliaia di cittadini che temendo, come fatto due anni prima, i blocchi alle raffinerie, hanno subito estenuanti code ai distributori di benzina, anticipando il pieno.
Purtuttavia, in questa repubblica delle “banane”, pur di fronte all’enorme fiasco, il leader della protesta ( quello siciliano) , viene quasi conteso dagli organi di informazione televisivi, pronti all’assalto del gossip quotidiano, per ricevere le esternazioni di bizzarre “rivendicazioni”.
Roba da “Fontana di Trevi”, quella….. della vendita, del buon Totò.
In più, ancora non contenti, dalle varie di protesta, sono stati divulgati, facendone “attori”, personaggi scherzosi, che, in borghese, in tuta mimetica, o in rombante “ Jaguar”, si proclamano sul campo nuovi “masanielli”.
Roba da ridere. Da commedia dell’arte….all’italiana.
La “folla” ( in verità alquanto frugale) vociante, avvolta strumentalmente nella bandiera italiana, quella dei patrioti che, con lacrime e sangue, si batterono contro i nazifascisti, sproloquia di mandare” tutti a casa”, parlamento ed istituzioni, di chiamata alle armi dei militari, di “direttorio” preposto a portare “tranquillità e benessere”. Non c’è nessuna concreta piattaforma di rivendicazioni riguardo al popolo che soffre.
Già, quasi, quasi, una nuova “maggioranza silenziosa”, come quella scesa in campo a far dì del 68, pronta, con pupi, pupazzi, divisee bombe, a fare strame delle richieste dei lavoratori, dei pensionati e della migliore gioventù, dell’applicazione dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione.
In gran parte i manovratori parolai sono stati elettori delle parti politiche che per tre/quarti dell’ultimo ventennio sono stati al governo, o, astenuti….in attesa del verbo di comando di un nuovo miracoloso “Messia”.
Eppure, da dietro, c’è chi soffia!
Sono le “forchette”, ele loro rappresentazioni politiche più o meno disegnate.
Sempre scientificamente in azione.
Dai grandi professionisti dei ghingheri , a quelli più piccini, sempre affezionati all’ora dell’ “Impero”, di “razza bianca eletta”, contro tutti i diversi.
Comandano, nell’ombra, sempre i pupari. Quelli che detengono il 4° posto ( Italia) nel quadro internazionale per incremento di ricchezza 2012-2011: 1.449.000 Soggetti possessori di un patrimonio personale superiore ad 1 milione di dollari; il 5% su scala mondiale.
Quelli che in gran parte risultano ufficialmente poveri. In stretta alleanza con i loro politici di fiducia hanno succhiato il meglio dell’Italia. Con le loro scientifiche azioni di speculazioni finanziarie, evasioni, elusioni, illegali esportazioni di capitali e quant’altro di fantasmagorico nel nascondimento, fanno pagare le tasse sul reddito solo ai lavoratori dipendenti e pensionati ( l’80% dell’introito totale), e, poi, dopo avere mandato in rovina e povertà milioni di concittadini ( dalla serie smantello fabbrica/ e siti di lavoro, e “globalizzo”), svernano nei “paradisi fiscali”, tra lussi, lazzi e sollazzi.
Il dramma vero è che il Paese è pieno di tanti veri emarginati, disoccupati, pensionati alla fame, cassaintegrati, giovani condannati all’emigrazione, anziani abbandonati, senza casa, migranti forzati alla gogna e perseguiti.
Non hanno una vera ed incisiva rappresentazione politica e sociale. Sono i “senza voce”, accresciuti a dismisura nel corso degli ultimi anni. Appartengono alla nuova classe dei poveri. Una classe non contemplata dalle ideologie “classiche”. Non hanno schemi di appartenenza e “ceto” di assemblamento codificato.
Una profonda frattura si è consumata. Tutto si è contorto ed inquinato. Trovano ancora udienza di platea miliardari falliti in politica e professionisti del palcoscenico che gridano contro tutto e tutti.
E’ questa la vera crisi del sistema Italia.
Bisognerebbe mettere mano al paniere delle redistribuzione nazionale sulla base dei concetti di equità e giustizia nati dalla Resistenza. Però, chi lo fa? Grande e forse inutile domanda.
Alcuni “dispersi”, non pochi, nella confusione e nella fame, inconsapevolmente possono essere facile preda dei nuovi urlatori.
Già avvenne a partire dal diciannove e del trenta ( del secolo scorso) in Italia e in Germania. Poi sappiamo come è finita.