giovedì, Novembre 21, 2024
-mensile-Giornalismo

“Arrivo a scuola e trovo tutti fuori”

Io il Direttore non l’ho conosciuto. Non da vivo, almeno. Avevo tredici anni quando uscí il primo numero de I Siciliani: ricordo be­nissimo la copertina – con quell’inquietante nudo/ faccia di donna – che mio padre aveva comprato in piú di una copia perché spari­vano subito, e vari suoi amici la volevano leggere, quell’inchiesta sulla condizione della donna siciliana, volevano possedere quello storico primo numero.

Ma il 7 gennaio 1984 me lo ricordo bene. Era un sabato e si rientrava a scuola dalle vacanze, arrivo allo Spedalieri e sono tutti fuori: “Pippo Fava è stato ammazzato, non entriamo a scuola, andiamo al funerale a Picanello”. In quel mo­mento arriva il preside, l’indimenticabile Totó Cuccia: “Non c’é bisogno che facciate sciopero per andare al funerale. Fra un’ora vi lascio uscire io, e a Picanello ci andiamo tutti insieme”.

Ricordo la redazione di Battiati, dove iniziammo ad andare vari ragazzini per aiutarli a mandare avanti il giornale; ritagliavamo e appiccicavamo le fascette per gli abbonati, mettevamo ordine e spazzavamo pure per terra, se c’era bisogno. La tensione era altis­sima. Una volta che suonarono andai io ad aprire la pesante porta senza neanche chiedere chi é, e per questo mi presi un cazziatone spaventoso da tutti.

Mentre il giornale agonizzava per mancanza di inserzionisti ini­ziammo le riunioni dei Siciliani Giovani.

La prima, affollatissima, a Scienze Politiche in via Reclusorio del Lume. Nel numero di marzo del nostro foglio ci trovai la mia foto in prima pagina, alla manifestazione dell’8 marzo con un cappello pieno di mimose. Mi vergognavo un po’ a venderlo. Poi incominciammo la campagna per i centri sociali autogestititi: nottate a esplorare edifici in disuso, le Ciminiere, la vecchia Centrale del latte e perfino il finto castello di via Leucatia. E pure una festa, un concerto nella piazzetta di Ognina che rappresenta cosí bene la nostra cittè: piazzetta, chiesa e palazzi antichi, quasi in riva al mare, tutto brutalmente tagliato a metá dal cavalcavia del Lungomare.

Poi, come per molti, è arrivata l’emigrazione e ho seguito le vi­cende dei Siciliani solo da lontano. Ricordo una nuova redazione e vari tentativi di far ripartire il giornale. Poi le tracce si interruppe­ro, anche se non del tutto grazie alla catena di San Libero che Ric­cardo faceva circolare. Lui in tutti questi anni ha diffuso lo spirito dei Siciliani e a noi ragazzini ha insegnato tutto. Così Pippo Fava é anche per me, a buon diritto, il Direttore, protagonista di aneddo­ti assurdi in una Sicilia surreale e tremendamente vera. Adesso c’è questo giornale con tutti i suoi redattori sparsi per l’Italia (io un po’ piú lontano).

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