domenica, Novembre 24, 2024
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Capire l’onore

Scrive Hobbes nel Leviatiano: “Obbedire è onorare, perché nessuno ubbidisce a chi si ritiene non abbia alcun potere per aiutarci o nuocerci. Di conseguenza disobbedire è disonorare.” Nel XVII secolo, il filosofo inglese colse pienamente la dimensione dinamica dell’onore, come esso si colloca nella relazione tra soggetti. L’onore ha a che fare con il potere e la tenuta delle strutture di potere; metterlo in discussione vuol dire disobbedire, scuotere dalle fondamenta quelle stesse strutture. Cosa c’entra questo breve passo tratto da uno dei testi fondamentali del pensiero politico con gli “uomini d’onore” di Cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta? C’entra moltissimo, perché rivela il loro modo di intendere il potere e di preservarlo. E ci aiuta a capire che l’onore non è solo un prodotto dell’arretratezza culturale, del familismo amorale, del tribalismo clanico meridionale. No, esso è essenziale alla creazione di una struttura organizzativa fondata sulla lealtà e sul controllo totalitario dei suoi affiliati.

La mafia non è semplicemente la somma di comportamenti malavitosi, è un’organizzazione con le sue leggi. Vuole gestire un nuovo ordine, il suo, anche quando si avventura nei meccanismi della finanza e dell’economia globali. L’onore, qualcosa che ci sembra arcaico, è l’architrave di tutto questo, è l’antidoto alla disgregazione. I mafiosi temono l’anarchia più della morte. Non è quindi solo per un vecchio retaggio culturale che l’onore è tanto importante tra gli “uomini d’onore”. Per contro, il collaboratore di giustizia, “l’infame”, è colui che disonora. E la sua testimonianza (come insegnano tutte le inchieste di mafia) è tanto pericolosa proprio perché mette in discussione quella struttura di potere. Perché – tornando a Hobbes – disonorando, disobbedisce. E disobbedendo, oltre che “sputtanando”, delegittima i suoi capi. Ciò vale anche nell’epoca delle “mafie liquide”. Anzi, proprio nel momento in cui si pongono come imperi trans-nazionali, le mafie più potenti hanno sempre più bisogno di onore per garantire la sopravvivenza dell’organizzazione.

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