Il progetto Mafialeaks
Una piattaforma su Internet che consenta segnalazioni anonime e sicure provenienti dal mondo della criminalità organizzata
Il progetto Mafialeaks nasce in una data non casuale, il 5 novembre 2013, anniversario della congiura delle polveri, il colpo di mano di matrice cattolica che nel 1605 avrebbe dovuto portare alla detronizzazione di Giacomo I. Ed è lo stesso evento che, richiamando alla memoria la figura del congiurato Guy Fawkes, ha portato alla maschera che oggi Anonymous usa per darsi un volto.
Già in queste righe ci sono gli ingredienti che costituiscono la natura di Mafialeaks: protezione della fonte che non avrà nome né riferimenti per la sua identificazione, la rete come strumento per far emergere leak (fughe di notizie) con cui nutrire le conoscenze collettive e piena disponibilità online delle informazioni, una volta che queste saranno verificate da un pool di addetti ai lavori.
“L’obiettivo è sperimentare una tecnologia innovativa per riuscire ad abbattere il muro di omertà e di silenzio che protegge le associazioni di stampo mafioso”, si legge infatti nel manifesto del progetto. Che prosegue: “Per farlo ci prefiggiamo di raccogliere qualsiasi segnalazione anonima proveniente da chiunque ne sia in possesso. Per noi non è importante l’identità del mittente, ma la qualità del materiale”.
Rompere l’omertà e il silenzio
Tre sono le tipologie di “segnalatori”. Ci sono i “whistleblower”, le gole profonde all’interno di un’organizzazione, le “vittime” e individui che vanno sotto la dicitura di “so qualcosa”. A loro viene così offerto un percorso diverso rispetto alla collaborazione per i primi e al trasformarsi in testimoni di giustizia per le altre due categorie di segnalatori.
Le loro “soffiate” verranno poi inviate a un gruppo di riceventi composto da referenti delle forze dell’ordine, giornali nazionali e associazioni antimafia. E sarà il segnalatore, in base a un form da compilare, a decidere a chi sottoporre le sue informazioni. Una volta che queste saranno inviate, i referenti scelti riceveranno una mail in cui li si avvertirà che qualcosa è stato spedito e che è disponibile per il download.
Una piattaforma GlobalLeaks
E’ fondamentale il fatto che ognuna di queste procedure sarà “accompagnata” da tecnologie che impediscono con un elevato grado di sicurezza l’individuazione di chi comunica attraverso Mafialeaks.
La piattaforma su cui il progetto contro la criminalità organizzata si basa è infatti GlobaLeaks (https://globaleaks.org/), software sviluppato dall’italiano Centro Hermes (http://logioshermes.org/), già adottato da altri sistemi del genere. Il più recente è IrpiLeaks (https://irpi.eu/irpileaks/), lanciato a ottobre 2013 dall’Italian Reporting Project Italy.
Ma già in precedenza a GlobaLeaks si era fatto ricorso per Publeaks (https://www.publeaks.nl/), federazione di 14 testate olandesi che sta già funzionando raccogliendo soffiate sensibili, e l’ungherese Atlas.
Salvaguardare chi denuncia
Infine gli ultimi giorni, per il team tecnico di Mafialeaks, sono stati una corsa per terminare i lavori sui loro server. Tuttavia, hanno fatto sapere, “non ci è scappato un titolo di Repubblica come ‘Non paghiamo il pizzo’. Questo è il tipo di comportamento che vorremmo alimentare e contemporaneamente vogliamo salvaguardare la vita di chi denuncia dalle ritorsioni dei clan.
A questo punto non occorre che attendere le segnalazioni di chi la mafia, volente o nolente, la vive dall’interno, ma la vuole combattere. E per sostenere il progetto, hanno scritto gli organizzatori, “sul nostro sito e sul nostro server non vedrete mai un banner pubblicitario.
MafiaLeaks non è nata a scopo di lucro e mai lo sarà. Forse apriremo uno spazio per le donazioni, ma in quel caso esporremo ogni donazione perchè i cittadini si rendano conto della quantità di soldi devolti all’iniziativa”.
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