venerdì, Novembre 22, 2024
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Franca Rame amore e vita

Il palcoscenico come giustizia e bellezza

Franca Rame è una di quelle donne la cui vita è difficile da de­scrivere a paro­le.. La sua è una storia che si rac­conta da sé. Una bravura e un talento che possono essere solo ascoltate in si­lenzio attraver­so le sua voce. Chi è Franca Rame può raccon­tarlo solo il palcoscenico.

Solo il teatro, infatti, riesce a rendere giustizia e bellezza alla sua persona. Sì, giustizia e bellezza allo stesso tempo, in un connu­bio indissolubile e drammatica­mente rea­le. Lei è l’esempio di un amore spietato verso l’arte e la recitazione, tal­mente vero e profondo che le permette di rac­contarsi oltre che di denunciare il suo tempo.

Un monologo che esprime esattamente tutto questo è Lo Stupro, che scrive nel 1975. Racconta la storia vera di una don­na che subisce violenza sessuale per mano di cinque neofascisti che la carica­no su di un furgoncino e abusano di lei, in una Milano indifferente degli anni ’70. La donna poi viene scaricata giù, semi­nuda, e lasciata sola. Uno stupro puniti­vo, perché quella donna aveva idee di si­nistra, era una femminista, attiva, un po’saccente, brillante.

Quella era la notte del 3 marzo 1973. E quella donna era Franca Rame.

L’Italia degli anni di piombo

Il modo in cui viene annientato l’ani­mo e l’essere di una donna che subisce una violenza sessuale può es­sere com­preso da chi vive tutto questo in prima persona. Sulla propria carne. Sono ferite che segnano solchi profon­di, acuite dall’indifferenza di una so­cietà distratta, da una giustizia che va in prescrizione, da uno Stato assente, o forse presente in maniera sbagliata. Negli anni di piombo, Franca Rame non era un personaggio casuale, ecco perché il palcoscenico è giustizia e bellezza nel­la sua vita.

Un’antica stirpe di attori

Inizia a recitare all’età di tre anni an­dando a bottega dalla sua stessa famiglia, un’antica stirpe di attori. Porta l’utopia dell’ideologia sessantotti­na in palcosce­nico, con spettacoli di controinformazio – n­e politica, pungenti e fero­ci, come Mor­te accidentale di un anar­chico che ri­prende il caso della mor­te dell’anarchico Pinelli, col gruppo di lavoro La Comu­ne.

In prima fila a partire dagli anni ’70 nel movimento femminista italiano, in Tutta casa, letto e chiesa racconta la con­dizione della donna in una brillante chia­ve ironica. Geniale, comica, profonda si addentra nell’analisi intelligente e sottile della schiavitù sessuale, della vita matri­moniale, della società. Sottolinea l’insod­disfazione e il peso della vita domestica, la solitudine di questa e l’impossibilità di comunicare all’esterno le frustrazioni dell’incomprensione familiare. “Una donna sempre pronta, una donna zitta, basta che respiri.” Cinquemila repliche in diversi anni.

“Parlare del mio tempo, del nostro tempo è naturale, parlare e denunciare il quotidiano, quello che vive la gente, dal lavoro precario all’operaio sfruttato. È naturale perché è uguale ovunque”.

“Io quello che ho avuto nella mia vita, che è tantissimo, l’ho avuto nonostante me”. È così che si descrive. E parla del suo amore incondizionato per il marito, Dario Fo, un compagno di vita con il quale condivide ogni cosa: l’amore per la vita, per il teatro, la recitazione, la scrit­tura.

In un’intervista racconta del giorno in cui venne consegnato a Dario Fo il pre­mio Nobel e un’amica le regalò cinquec­ento rose rosse e un biglietto con scritto “Dietro un grande uomo c’è sem­pre una grande donna”, che lei ripiegò delicata­mente, leggermente offesa, e cor­resse con “al fianco”.

“Non occorrono altre parole”

“Il padre eterno si rivolge ad Adamo:

-Preferisci l’eterno o preferisci scoprire l’amore con il suo inizio e la fine?

– Ho qualche dubbio, ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’amore, anche se poi è la fine.”

È con questo monologo che Dario Fo la ricorda il giorno del suo funerale il 29 Maggio scorso.

“C’è una regola antica nel teatro, che quando è concluso, non c’è bisogno che tu dica altra parola. Saluta e pensa che quella gente se tu l’hai accontentata nei sentimenti, nell’affetto e nel pensiero te ne sarà riconoscente”.

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