6 novembre 1992, Giovanni Panunzio, il costruttore onesto che non pagava il pizzo
Foggia, via Napoli, ore 22.40 circa. Chi abitava lì e chi si trovava a passare sentì dei colpi d’arma da fuoco. Era quelli esplosi contro un costruttore di 51 anni, Giovanni Panunzio. L’imprenditore veniva dal consiglio comunale, dov’era in corso una discussione sul piano regolatore che sarebbe proseguita ancora, dopo che lui aveva lasciato la sala. E dove, meno di un’ora dopo, il sindaco Salvatore Chirolli, diede la notizia di quanto era avvenuto. Una notizia che tuttavia non fermò i lavori comunali, giunti dopo mezzanotte al voto del nuovo strumento urbanistico tra le polemiche dell’opposizione.
Panunzio era uno di quelli che non avevano chinato il capo di fronte alle richieste estorsive. Non lo aveva fatto nemmeno quando aveva visto altri suoi colleghi vittime di agguati, com’era accaduto nell’aprile precedente a Eliseo Zanasi, ex presidente di Assoindustria edili. Nello stesso mese era toccato a un altro costruttore, Salvatore Spezzati, e ancor prima era stata la volta di Nicola Ciuffreda. I primi due se l’erano cavata, per quanto gravemente feriti, mentre il terzo obiettivo era stato assassinato.
Giovanni sapeva che sarebbe potuto toccare a lui in qualsiasi momento. Era sotto minaccia da quasi tre anni e se all’inizio non aveva escluso di poter cedere, poi aveva fatto retromarcia e detto agli emissari dei clan foggiani di tornarsene da dov’erano venuti a mani vuote. In tutto quel tempo aveva tenuto una sorta di diario, un memoriale, su cui annotava ciò che avveniva. E che, una volta assassinato dentro la Y10 nella serata inoltrata del 6 novembre 1992, avrebbe messo gli inquirenti sulla pista giusta.
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