L’Ingegnere
“La raison tonne en son cratère…”
L’ingegnere Giuseppe D’Urso – morto a Catania il 16 giugno 1996 – è stato il primo a descrivere con precisione il legame organico fra mafie e massonerie.
Ci fu maestro, a noi dei Siciliani. Nessun altro ebbe così pienamente questo onore, eccetto Giuseppe Fava e Giambattista Scidà. Nel 1982, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, fu il primo a denunciare i cavalieri catanesi, i magistrati al loro servizio, le servitù, gli affari.
Nel gennaio dell’84, dopo l’assassinio di Giuseppe Fava, raccolse l’appello dei giovani e si arruolò – non c’è altra parola – nei Siciliani. Nell’autunno del 1984 fondò l’Associazione I Siciliani, di cui fu presidente.
Piccolo gruppo di militanti, l’Associazione si radicò rapidamente ed aquistò peso ed influenza. Insieme col Coordinamento Antimafia di Palermo e col Centro Peppino Impastato, fu il primo esempio in assoluto di politica militante, nell’Italia anni ’80, fuori dei partiti. Oltre che su di lui l’Associazione poté contare su uomini come il sacerdote Giuseppe Resca, il magistrato Scidà, il professor Franco Cazzola, l’operaio Giampaolo Riatti e altri ancora.
Nel 1990, il professore fu fra i ventiquattro fondatori della Rete, nata non come un partito ma come un movimento unitario di liberazione . Ne organizzò i primi passi dal letto in cui già era inchiodato, contribuendo come pochi altri alle sue prime vittorie.
Gli ultimi anni, di lunga malattia, furono una feroce vendetta della Fortuna invidiosa.Egli la sopportò virilmente, ragionando fino all’ultimo.
Io ricordo una sera, quando una diagnosi dei medici gli dava poche settimane di vita. Mi avvertì pacatamente che non avrebbe potuto, non per sua colpa, far fronte ad alcuni impegni organizzativi predisposti. Me ne espose il motivo. Mi dette cortesemente alcune istruzioni per continuare in sua assenza. Il resto della serata fu speso in una conversazione su alcuni punti controversi del pensiero di Benedetto Croce.
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“Addio, compagno! Per buon tempo hai combattuto, e con onore/ Per la libertà del popolo…” dice un antico canto rivoluzionario.
Giuseppe D’Urso, ingegnere, pensatore illuminista e militante del popolo siciliano, ha combattuto come pochissimi altri per il bene comune.
La sua vita è stata utile, il suo pensiero fraterno; non ha sprecato un attimo della sua forte intelligenza; ha vissuto. I suoi figli possono essere orgogliosi di lui, e orgoglioso chi gli fu amico.