Oggi è festa anche qui
Un vecchio capannone ristrutturato e rimesso a nuovo. Il quartiere dei poveri nel cuore del vecchio centro di Catania. Un anno di corsi di danza, doposcuola, judo, sartoria, lotta e un sacco di altre cose, tutte organizzato fra noialtri, senza aiuto di nessuno. E, come per ogni anno scolastico che si rispetti, una bella festa prima delle vacanze. Con tanti saluti per le “istituzioni”, se qualcuno le trova prima o poi
La storia che raccontiamo è ambientata nel quartiere San Cristoforo di Catania, quartiere che ha dato i natali al boss Santapaola, dove l’amministrazione comunale decide, con molta superficialità e senza tenere conto delle proteste di un comitato di mamme, di chiudere una scuola storica come l’Andrea Doria, istituto comprensivo che ha accompagnato diverse generazioni nell’istruzione e nell’educazione. Un quartiere dove ad ogni angolo si respira aria di illegalità, e dove c’è il più totale abbandono delle istituzioni. Eppure, in questo quartiere avviene qualcosa di straordinario, qualcosa che rende l’idea di comunità, di società, di quello che dovrebbe essere uno Stato.
L’atmosfera è quella di una grande festa: “Presto, sistemiamo le sedie, arriva la gente!” Urla uno dei volontari del Gapa, l’associazione che opera nel quartiere da ventisei anni.
Ci troviamo in un vecchio capannone ristrutturato e rimesso a nuovo. È qui che sta per svolgersi la festa di fine anno in cui si esibiranno le bambine ed i bambini, i giovani, le donne e le mamme che hanno partecipato gratuitamente e con costanza ai vari laboratori. Arriva tanta gente a vedere lo spettacolo. Genitori, parenti, amici, in un allegro borbottio chiacchierano in attesa che inizi il saggio dei ragazzi che frequentano la palestra.
Sulla materassina distesa sul pavimento cominciano a riscaldarsi, correndo e saltando, i bambini ed i giovani che hanno seguito le lezioni di ginnastica e lotta grecoromana. Che divertimento! “Giacomo stai attento ai più piccoli”, così viene responsabilizzato uno dei ragazzini più grandi dal “Maestro Claudio”, come viene chiamato da tutti i bambini il volontario che segue la palestra. Dopo qualche minuto, inizia lo spettacolo. Prima i piccolissimi e poi i più grandi iniziano a fare esercizi ginnici e capriole, per poi terminare con le sfide di lotta. È straordinario assistere con quale disciplina e rispetto anche i bambini più piccoli riescono a lottare senza farsi male.
Un lungo applauso chiude l’esibizione, e subito dopo lo spazio viene occupato dalle donne, tre giovanissime, alcune giovani e molte meno giovani, che durante l’anno hanno partecipato alle lezioni di ginnastica e danza africana sotto la guida di Clara.
Portano pantaloni e maglietta nera e in mano tengono uno scialle colorato che utilizzeranno durante la danza. Sono allegre ed entusiaste, sembrano ragazzine al loro esordio in una recita scolastica: questa sera sono loro le protagoniste. Non ci si cura se il fisico non è più quello di una trentenne, l’importante è stare insieme, danzare e ridere. “Forza ragazze, facciamo vedere come siamo brave!” Esclama Mimma, 75 anni ma con uno spirito da adolescente. Prima dell’esibizione si mettono tutte in cerchio, ed unendo le mani fanno una “ola” di incitamento.
Inizia la musica e le ragazze entrano in scena danzando con una leggiadria da fare invidia a Carla Fracci. Corrono e saltano facendo ondeggiare lo scialle che tengono in mano, col sorriso fra le labbra e tanta allegria nello sguardo. Strappano un lungo applauso agli spettatori e subito dopo iniziano una nuova danza con una musica africana. Si dispongono a semicerchio e poi singolarmente si esibiscono in danze tribali, seguendo con agilità e naturalezza il ritmo della musica. Alla fine Clara si scatena in un assolo entusiasmante, coinvolgendo in un secondo tempo tutte le compagne.
A fine dell’esibizione le donne trascinano le persone del pubblico in una danza dolce e ritmata, rendendo tutti partecipi alla festa. Uomini, donne e bambini piroettano, saltellano, ondeggiano tenendosi per mano, abbracciandosi o soltanto guardandosi teneramente negli occhi. Con questa atmosfera irreale si chiude l’esibizione del corso di danza, per dare inizio alla sfilata di moda delle corsiste della sartoria.
Accompagnate da un sottofondo musicale, la sarta Antonella ed una delle volontarie, Marcella, descrivono con uno pizzico di ironia gli abiti della sfilata. Sono abiti realizzati dalle corsiste, che per lo più sono le stesse donne che hanno danzato prima, ed indossate dalle stesse. La dolcevita, Rosa di sera bel tempo si spera, Una zebra a pois, Sogno di una notte di mezza estate, sono i nomi di alcuni abiti della sfilata. Le donne vanno avanti e indietro con disinvoltura e sicurezza, mostrando i loro abiti sin nei dettagli. Anche questa esibizione mostra lo spirito di collaborazione e di amicizia che unisce queste signore.
La festa finisce con un banchetto organizzato da loro: si mangia, si beve e si brinda in allegria, ci si saluta fino al prossimo incontro, che si cercherà di realizzare quanto prima. Proprio per la voglia di rivedersi e di stare insieme si creeranno altre occasioni, affinché la splendida relazione nata fra le donne del quartiere possa consolidarsi, durare nel tempo e far nascere cose nuove.