Breve la lunga via da Catania alle Langhe
“Vedendo i miei studenti di ora ripenso ai miei anni di liceo in Sicilia, con le riunioni del collettivo studentesco alla redazione dei Siciliani”
«Prof., questo è stato il mio primo vero viaggio d’istruzione» mi dice Stefano. Questa frase è impressa, vivida, nella mia memoria a distanza di quasi tre anni.
Forse perché mi è parsa la conferma che lasciare Catania per andare a insegnare filosofia e storia in provincia di Cuneo, nelle Langhe, dopotutto ha avuto un senso. Stefano è uno dei trenta ragazzi delle scuole di Alba che ha partecipato al «Treno della memoria», il viaggio organizzato da «Terra del fuoco», associazione della rete di Libera che ogni anno porta migliaia di studenti a visitare il lager di Auschwitz-Birkenau
È un viaggio, quello ad Auschwitz, rivolto verso il futuro, non verso un passato lontano. Dopo aver conosciuto da vicino l’orrore della deportazione e dello sterminio, tanti scelgono di impegnarsi, di attivarsi per costruire una società migliore.
Sono quattro anni che con amici e colleghi organizziamo il «Treno», all’inizio con enormi difficoltà, scontrandoci con l’ostilità di coloro che consideravano inutile, poco significativa, quest’esperienza, e con il problema di trovare i fondi per finanziare l’iniziativa.
Ma nel corso di questi anni i ragazzi che hanno partecipato sono stati la migliore pubblicità per il progetto. Al loro ritorno molti hanno iniziato o consolidato percorsi di impegno e cittadinanza attiva.
Come Francesca che è stata ad Auschwitz nel febbraio del 2012 e pochi mesi dopo, il 25 aprile, ha tenuto il discorso alla manifestazione per l’anniversario della Liberazione. Ogni anno vado alla fiaccolata di commemorazione sulle Langhe, a Treiso, avamposto partigiano durante la Resistenza. Quell’anno non riesco ad esserci e Francesca mi invia il suo discorso per email.
«Dal Treno della Memoria non si scende mai: storia, memoria, impegno e responsabilità devono diventare le parole chiave della vita di tutti noi giovani. I partigiani ci passano il testimone, tocca a noi giovani portare avanti gli ideali di giustizia, libertà, uguaglianza, legalità e pace impegnandoci quotidianamente a essere cittadini consapevoli».
Oggi Francesca è responsabile, insieme ad altri ragazzi e ragazze, del presidio albese di Libera intitolato a Mauro Rostagno.
Valentina è la prima persona della rete di Libera che ho conosciuto in Piemonte, quando, sette anni fa, sono venuto a vivere qui. È tra le responsabili del presidio provinciale di Cuneo. Nel mio primo anno di insegnamento avevo cercato di affrontare il tema della mafia con una quinta del liceo scientifico, imbattendomi nelle risposte dei ragazzi che mi dicevano di non riuscire a capire il problema.
Vedevano la mafia come una questione distante che riguarda noi che veniamo dal sud e non tocca loro, non coinvolge le loro vite e le loro città. Il processo “Minotauro” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte non era conosciuto e della mafia al Nord nelle scuole non si sapeva granché. Valentina mi fa conoscere la storia della “Cascina Caccia” a San Sebastiano da Po, in provincia di Torino. La cascina era di proprietà della famiglia mafiosa dei Belfiore.
Nel 1992 Domenico Belfiore è stato condannato come mandante dell’omicidio di Bruno Caccia, Procuratore capo di Torino, ucciso sotto casa nove anni prima, nel 1983. Nel 2005 il bene è stato confiscato alla criminalità organizzata e affidato al gruppo Abele e due anni dopo, con la collaborazione di Acmos e di Libera, ha iniziato le sue attività come presidio a difesa della legalità. Grazie a Valentina capisco che è importante non essere da soli a parlare di mafia agli studenti.
E allora, negli anni successivi, con Daniele e Daniela, due amici insegnanti, iniziamo a lavorare a un progetto che coinvolge gli studenti di tre diverse scuole superiori di Alba su identità, razzismo e sfruttamento degli immigrati da parte delle associazioni criminali. Il 2010 è l’anno degli scontri di Rosarno dove la responsabilità della ‘ndrangheta emerge chiaramente. Gli studenti iniziano a mostrare sensibilità e interesse.
Quell’esperienza cementa una rete di contatti, di insegnanti e di formatori di Libera determinati a lavorare insieme nelle scuole. Come sempre le persone incontrate sono preziose: scambiamo idee, punti di vista, gettiamo le basi per iniziative future.
Chiara, Martina e Noemi sono mie studentesse del Liceo artistico di Alba. Due estati fa hanno partecipato ad un campo di volontariato di Libera a Mesagne, la cittadina pugliese da cui proveniva Melissa Bassi.