Il prefetto antimafia nostro concittadino
A ventott’anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo, è ancora malvisto il conferimento della cittadinanza onoraria a Fulvio Sodano, il prefetto che combatté la mafia trapanese
Raccontiamo queste ultime settimane trapanesi cominciando dal 21 febbraio. Quel giorno eravamo nell’aula del Consiglio comunale di Trapani, trovammo tanto pubblico, tanti presenti indossano una maglietta bianca con caratteri stampati dove, in grande evidenza, si legge: “Fulvio Sodano cittadino onorario”.
Fulvio Sodano è stato prefetto di Trapani dal 2001 al 2003. Nel dicembre 2005 quando la Squadra Mobile di Trapani a conclusione di una indagine decapitò con una serie di arresti la cupola mafiosa di Trapani, capeggiata dall’imprenditore Ciccio Pace, “padrino” per volontà del boss (latitante ancora) Matteo Messina Denaro, si scoprì che Cosa nostra voleva inquinare il lavoro del prefetto Sodano a difesa delle imprese confiscate alla mafia, che la mafia voleva riprendersi o voleva far fallire.
L’operazione della Squadra Mobile nel 2005 svelò l’esistenza di una serie di intrecci: ne emerse che i mafiosi erano stati ascoltati auspicare la cacciata da Trapani di quel prefetto.
Da Trapani Sodano andò via veramente nel luglio del 2003, improvvisamente trasferito ad Agrigento dal governo Berlusconi.
La sua vicenda è racchiusa tra i faldoni del processo in corso a Palermo contro il senatore Tonino D’Alì (requisitoria 3 maggio) che era sottosegretario all’Interno quando Sodano fu trasferito da Trapani ad Agrigento e che era pure sottosegretario quando Sodano combatté a Trapani la battaglia per difendere i beni confiscati alla mafia. In una occasione, come ha dichiarato Sodano ai magistrati che andarono a sentirlo, il sen. D’Alì lo avrebbe affrontato dicendogli che così facendo, prendendo cioè le difese dei beni confiscati, si mostrava come un “favoreggiatore”, termine usato per chi aiuta i delinquenti.
Quando nel novembre del 2005 la cupola finì in carcere e si seppe di quello che la mafia voleva fare del prefetto Sodano, in Consiglio comunale fu approvato a maggioranza un documento con il quale si chiedeva all’amministrazione guidata dal sindaco targato “Forza Italia”, Mimmo Fazio, di conferire la cittadinanza onoraria al prefetto Sodano. Però Fazio, guarda caso amico di D’Alì, disse di no, e lo disse anche scrivendo al prefetto Sodano che “l’antimafia è peggio della mafia”.
Da qualche mese in città si è costituito un comitato, capeggiato da una battagliera Rosaria Bonello, che invece è tornato a insistere perché il prefetto Fulvio Sodano diventi cittadino onorario di Trapani. Sono stati i rappresentanti di questa associazione assieme ad altri cittadini a riempire il 21 febbraio lo spazio destinato al pubblico per seguire i lavori del Consiglio comunale. Gli stessi tempo prima hanno incontrato il sindaco che è succeduto a Fazio, il generale dei Carabinieri Vito Damiano, eletto ancora in quota Pdl, che rispose che senza un regolamento era per lui impossibile conferire cittadinanze onorarie.
L’atto di indirizzo proposto da Vincenzo Abbruscato, consigliere Pd (ora Megafono, movimento ispirato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta), per la stesura del regolamento, è stato così votato e approvato sotto lo sguardo dell’attento pubblico. A molti è sfuggito che è la seconda volta che il Consiglio comunale ha votato lo stesso atto di indirizzo: era accaduto già nell’ottobre 2012, quando ancora era sindaco il forzista-pidiellino Fazio.
All’amministrazione comunale sono stati concessi 30 giorni di tempo per redigere il regolamento e portarlo in Consiglio per l’approvazione: pare sia stato già scritto e trasmesso, ma non ancora inserito all’ordine del giorno. La cittadinanza onoraria al prefetto Sodano deve attendere ancora.
Come scriveva Sciascia, se si vuole difendere la democrazia e la libertà nel nostro Paese è in Sicilia che ogni giorno bisogna combattere la battaglia.
Caro Rino Giacalone,
Cara Redazione de ” I siciliani giovani,
Finalmente era sopraggiunto a Trapani un Prefetto, Dottor. Fulvio Sodano, che avrebbe garantito il suo lavoro nei confronti dei beni confiscati alla mafia.
Un Prefetto Antimafia, al quale sarebbe intervenuto un interesse della politica – targata Pdl -, che gli ha impedito, con il trasferimento ad Agrigento, di continuare in veste di Prefetto della Repubblica indagini patrimoniali, che avrebbero indebolito il circuito economico finanziario della città in mano alla mafia. Quella mafia legata al Superlatitante Matteo Messina Denaro, che ha interdetto il lavoro del Prefetto Sodano, riuscendo per vie secondarie, a farlo trasferire.
Ecco, dunque, un altro esempio lampante di come dovrebbe operare un altissimo Funzionario dello Stato, non arginando i problemi, ma bensì indirizzando il suo lavoro verso le attività più lucrose di Cosa nostra.
Certo siamo ben lungi dal vedere realizzato il progetto investigativo, che nel 1982 il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva in mente. E quella volta – non perchè impedito da referenti Istituzionali, ma dall’appoggio del Governo – il coordinamento dei Prefetti dell’isola era, non un miraggio, ma una seria realtà, al quale, certamente, il Prefetto Sodano avrebbe assecondato.
Grazie!…