“Per la speranza contro l’ignoranza”
Una storia esemplare di incoltura siciliana: i politici lasciano andare in rovina il luogo più civile della città. I ragazzi lo occupano e lo rimettono in funzione. Gli imprenditori, dal loro giornale, ordinano alla polizia “buttateli fuori”. Come finirà?
Messina, per poco più di un mese, ha avuto un teatro. E’ il vecchio Teatro alla Fiera – nei ’60 vi fece il suo debutto Andrea Camilleri – che le istituzioni cittadine, fra incuria e speculazioni, avevano letteralmente lasciato andare in rovina.
A dicembre una cinquantina di ragazzi l’hanno occupato. L’hanno ripulito, hanno restaurato il palcoscenico, hanno tenuto tutto nel massimo ordine e pulizia e hanno cominciato a usarlo per quello che era: un teatro. Una ventina di gruppi si sono alternati a recitare, cantare, fare performance. Il vecchio Camilleri, commosso, ha mandato una lettera entusiasta.
Messina ha avuto un’anima, per poco più di un mese. Giocolerie per i bambini, dibattiti, teatro, musica, libertà.
La vecchissima classe dirigente di Messina – da sempre una delle città più massoni d’Italia – non l’ha presa bene.
Arte, teatro, musica, giuochi per i bambini? Questa è area edificabile, accidenti! Alla fine un furibondo editoriale sulla “Gazzetta del Sud” invitava il prefetto a sgombrare con la forza l’orrendo spettacolo.
Il prefetto, brav’uomo, fino a un certo punto ha resistito. Il presidente Crocetta, o per propaganda elettorale o per sincera convinzione, è andato a complimentarsi
coi ragazzi. Passare la serata a teatro, con i bambini dappresso, per le famiglie messinesi cominciava ad essere un’abitudine.
E’ da prima del terremoto che a Messina non si vedeva tanta libertà.
Ma alla fine è arrivata la Celere in tenuta antisommossa, davanti al teatro occupato. “Rauss!”. I vecchi teatri servono per costruirci cemento, mica per farci arte e cultura. Telefonate drammatiche, concitate. Adesso il teatro è sigillato, i ragazzi sono a fare spettacoli (all’improvviso, alla garibaldina) per strada, tutt’in giro per la città. Chissà cosa ne pensa il vecchio Camilleri.