domenica, Novembre 24, 2024
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Voto anch’io. No, tu no!

Ma come fanno a votare coloro che, per ragioni di studio, vivono lontano dal loro seggio elettorale? Migliaia e migliaia di giovani esclusi

 

Vi ricordate i referendum del 2011? Sicuramente studenti e lavoratori li ricorderanno bene e con piacere. Infatti in quei giorni ci fu data (sì, anch’io sono un “fuori sede”) la possibilità di esercitare il nostro diritto/dovere di voto in una regione diversa da quella di residenza.

Peccato che per farlo si dovette usare come escamotage l’art.19 della Legge 25 maggio 1970, n.352. La legge prevede che alle operazioni di voto e di scrutinio presso i seggi possano assistere, ove lo richiedano, un rappresentante effettivo ed un rappresentante supplente di ognuno dei partiti o dei gruppi politici rappresentati in Parlamento, e dei promotori dei referendum.

Per la consultazione referendaria esiste la possibilità per una piccola percentuale di fuori sede di poter votare in un seggio diverso da quello di pertinenza facendosi delegare come rappresentante di lista. Per le altre elezioni volte a determinare la politica nazionale, quindi europee e politiche, invece, non esiste alcuna possibilità.

Non esiste democrazia e chi se ne frega dell’Art.3 della nostra bella Costituzione, che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, nonché dell’Art. 48: “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.

Alternative? La legge n. 241 del 1969 prevede rimborsi del 70% delle tariffe ferroviarie e marittime, delegando alle compagnie di emanare le direttive pratiche di applicazione della legge.

Quindi se io volessi esercitare il mio diritto/dovere di voto la Repubblica Italiana mi permette di usufruire di questa agevolazione economica. Così partendo da Bologna alle 2:17, cambiando 3 treni e salvo problemi o ritardi, potrei arrivare nella vicina Castelvetrano (per arrivare fino a casa avrei altri 15 Km da percorrere) alle 21:50. 22 ore, quasi un giorno intero, per attraversare mezza Italia cambiando qualche treno.

In realtà un’alternativa molto più semplice sarebbe esistita, ma buona parte dei nostri parlamentari ha preferito rimandare per poi saltare sull’attenti al grido di 25.000 Erasmus che denunciavano (giustamente) la mancanza di democrazia e la non possibilità di voto. Ascoltati sì, ma senza offrire nessuna soluzione.

Qualche anno fa firmai un petizione lanciata dal comitato di IOVOTOFUORISEDE (oggi sono più di 12.000)  poi insieme a loro scrissi un Disegno di Legge che prevede la possibilità di esercitare il diritto/dovere di voto per referendum/europee/politiche ovvero tutte quelle consultazioni elettorali effettuate su scala nazionale attraverso l’istituzione di un seggio speciale presso ogni Prefettura.

Presentato da Pardi al Senato e da Briguglio alla Camera , nonostante l’impegno di alcuni Senatori (pochi) ed un parere positivo che ha riconosciuto la validità della proposta è rimasto bloccato.

Ad ogni consultazione elettorale, fra studenti e lavoratori fuorisede, restano esclusi quasi un milione di cittadini. Abbiamo raccolto le firme, scritto una legge (depositata in senato e discussa) e siamo costretti a “tornare per votare” mentre vorremmo solo “votare per tornare”.

Per questo il 16 febbraio nelle maggiori piazze italiani è andato in scena il flash mob e alle elezioni del 24/25 febbraio voteremo parallelamente per via telematica (il 21 ed il 22) grazie alla piattaforma e-ligo. Un voto di protesta senza valore legale, che vuole evidenziare la mancanza di democrazia ed il trattamento ricevuto dallo Stato italiano. L’iniziativa è portata avanti da Voglio Votare, . Lo Stato si dimentica di noi, ma noi non dimentichiamo di essere cittadini italiani. Vivere fuori sede è una scelta, votare fuori sede è un diritto.

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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