Orfani della politica (vera)
“La vera antipolitica è quella dove siamo nati e cresciuti in questi venti anni…
Ci siamo. Tutti a votare. Il 24 e 25 febbraio sarà l’ora della politica, forse, dopo la parentesi del governo tecnico. Gli scenari sembrano mutare, in quanto a volti: alcuni sempre gli stessi, altri per fortuna diversi. Il centrosinistra, nella coalizione PD-SEL-Centro democratico, è reduce dalla volata guadagnata attraverso le Primarie, che hanno visto vincitore il segretario Bersani.
Renzi, lo sconfitto, nonostante il pressing dei sostenitori, è tornato nella sua bella Firenze e si è messo a disposizione del partito, dunque senza crearne uno proprio, al contrario di come siamo stati abituati in questi anni. Il centrodestra, nella coalizione PDL-Lega (sempre quella), vede il ritorno di Berlusconi (anche se a detta di tutti non è lui il candidato premier, nonostante si comporti come tale), alla faccia delle primarie tanto invocate: dopo l’anno di silenzio è tornato sulla scena più in forma che mai, portandosi dietro i suoi successi migliori (i giudici comunisti, le colpe della sinistra, la riforma costituzionale per dare più poteri al premier) e individuando nel suo radar l’obiettivo rosso da distruggere: l’ex premier tecnico. Infatti il professor Monti è sceso in campo, e ricopre l’area di centro: insieme a Fini e Casini (politicamente moribondi) crea la “lista civica con Monti per l’Italia”, ponendosi come alternativa al duopolio destra-sinistra, che secondo l’illustre bocconiano, in Italia non funziona granché. E poi c’è Grillo: via i sindacati, via i partiti, via il vecchio, via la destra e la sinistra, via tutto. Colui che è contro la televisione, ma che riesce ad utilizzarla più di tutti gli altri. Novità delle novità è Antonio Ingroia: l’ex pm antimafia della Procura di Palermo, dopo il suo breve soggiorno in Guatemala (ancor più breve di quello prefissato con l’ONU), ottiene l’aspettativa e si candida con “Rivoluzione Civile”: convergono in questa nuova leghisti).
La bella politica italiana.
E noi, che stiamo quaggiù… ehilà, ci sentite?
Siamo uomini, donne, e soprattutto giovani che stanno cercando di capire. La crisi economica ci sta mangiando uno per uno, non c’è lavoro, non c’è futuro, non c’è presente. C’è solo l’attimo: l’attimo in cui pagare le bollette e le tasse senza avere i soldi; in cui realizzi che non potrai mai arrivare non a fine mese, ma alla seconda settimana del mese; in cui realizzi che hai 35 anni e non puoi permetterti una casa, una famiglia, una vita autonoma.
C’è la mafia, la corruzione, l’ignoranza, la paura del diverso, l’egoismo, il curarsi il proprio orticello.
Questo nostro immane sacrificio, ci date garanzia che serve e servirà a qualcosa?Qualcosa di reale che riusciremo in futuro a vedere con i nostri occhi?
Una sola è la verità: ci sentiamo tutti orfani, soprattutto noi giovani. Orfani di quella politica che al tempo dei nostri genitori e nostri nonni, era un rito di passaggio e di iniziazione alla vita pubblica e sociale, dove formarti, dove capire il mondo e il Paese in cui ti trovi, per cercare di migliorarlo.
Al contrario dei nostri padri e nonni, reduci dalla guerra o figli del sessantotto, che hanno visto i giorni migliori trasformarsi in quelli peggiori, noi abbiamo potuto vivere nei risultati inconcludenti, nei comportamenti meschini, sull’orlo di quel baratro che non abbiamo contribuito a creare ma che pesa tutto sulle nostre spalle.
La vera antipolitica è quella dove siamo nati e cresciuti in questi venti anni.
Ma forse, proprio per questo, riusciremo in futuro a mettere in atto una nuova ricostruzione.