domenica, Novembre 24, 2024
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La Zona Grigia Della Legalità

Una giornata all’Università Bicocca destinata soprattutto ai docenti (oltre che a studenti e cittadini).
Il progetto continuerà nei prossimi mesi (Cinema e legalità, Letteratura, Ecomafie, Donne e mafie) e l’incontro conclusivo, con la presentazione dei progetti realizzati, si terrà a Febbraio 2014, tra un anno.

 

A parlare per primo di “zona grigia” fu Primo Levi nel suo libro “I sommersi e i salvati”  ma non si riferiva a quel grigio che circonda le organizzazioni criminali, si riferiva ai campi di concentramento e alle relazioni del potere nei Lager. Definiva la zona grigia come quella zona di coloro che in vario modo collaborano al funzionamento della macchina di potere. La zona grigia possiede “una struttura interna incredibilmente complicata, ed alberga in sé quanto basta per confondere”.

A citare Primo Levi, Jole Garuti, Direttrice del Centro Studi Saveria Antiochia in apertura della giornata dello scorso 7 febbraio. “L’esistenza nella società di una ‘zona grigia’ contribuisce a creare un clima di rassegnazione e di indifferenza, favorisce la mafia anche se non è mafia”. La forza della mafia sta fuori dalla mafia stessa e quella “zona grigia”, quello spaccato di società che si instaura nel labile confine di legalità/illegalità e di scelta/non scelta, si dilunga fino a quei personaggi che “in segreto” orchestrano i lavori di quest’Italia. Professionisti che si collocano tra lo Stato e quello che dovrebbe essere l’antistato, la criminalità organizzata nelle sue mille forme. Un tema trattato a fondo da Nando dalla Chiesa: “La zona grigia esiste perché tutto è discutibile”, ha detto, e poi perché spesso i ruoli di responsabilità nella società, sono affidati oltre ai compiacenti anche a chi dà garanzie, a chi preferisce essere indifferente alle dinamiche sociali piuttosto che schierarsi. La logica del potere è la fedeltà. Sempre la stessa.

Una zona grigia arginabile anche grazie “all’etica delle professioni”, sottolineata dalla Prof.ssa Stefania Pellegrini, la quale, partendo dalla definizione di Leopoldo Franchetti sulla “borghesia mafiosa”, giunge all’evoluzione dei giorni nostri con quei soggetti che non sono vittime del sistema mafioso e non sono fiancheggiatori inconsapevoli bensì professionisti che fungono “da cerniera” e che trasformano l’illegale in legale. Scelte di opportunismo e di ricchezza per questi “professionisti” e che diverse associazioni provano ad arginare, spesso sostituendosi anche agli ordini professionali.Ad alternarsi durante i vari interventi anche Sergio Tramma, docente di pedagogia alla Bicocca di Milano, con un intervento dal titolo “Il confine pedagogico fra legalità e illegalità” e Don Luigi Ciotti che ha abbandonato l’aula in anticipo, uscendo tra gli applausi dopo un lungo intervento appassionato: “Dobbiamo impegnare la nostra libertà per liberare chi libero non è”.
I lavori sono proseguiti nel pomeriggio con gli interventi di Piergiorgio Reggio – docente di Scienze pedagogiche dell’Università Cattolica “Modelli pedagogici che favoriscono o contrastano l’illegalità”, Alessandro Cavalli – Presidente Centre for Study and Research on Higher Education  Systems, Pavia “La cultura della legalità e della responsabilità nel mondo della scuola”. Armando Spataro – Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano e Graziano Gorla – Direttore Osservatorio contro le mafie, Milano.

C’eravamo anche noi de “I Siciliani giovani”, una giornata ricca per riflettere sul rispetto dei valori della convivenza civile e sulle modalità di una pedagogia alternativa alle mafie. Le organizzazioni criminali si combattono soprattutto con la cultura, la cultura della legalità, o meglio, della responsabilità. Legalità, una parola, spesso abusata, violentata. E’ la responsabilità, la presa di coscienza, l’unica arma per arginare la zona grigia e per eliminare il grigio da questa società. Questo è possibile se ognuno di noi fa risaltare il proprio “bianco”: come ci ha insegnato Saveria Antiochia, che ha fatto risaltare il suo bianco luminoso su quel grigio più o meno opaco. Un grigio che ci costringe a chiedere cose che ci spettano per diritto.

Gli atti dei lavori saranno pubblicati sul sito http://www.centrostudisao.org

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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