Confiscati ai mafiosi e lasciati a marcire Usiamoli per i quartieri!
Chiediamo un uso sociale dei beni confiscati. Restituiamoli ai quartieri. E uno, destiniamolo a Casa dell’ informazione nel nome di Giuseppe Fava
Prima di scrivere questo pezzo avevo bisogno di respirare l’aria di via Caprera dove è stato abbattutto l’immobile confiscato alla mafia. Seduti sulla panchina, Domenico mi descriveva il luogo, circondato da case basse più o meno fatiscenti e una casa restaurata e ben tenuta, quella di Santo Mazzei.
Mi si avvicina una signora: “Buongiorno, si ricorda di me, sono Anna del comitato delle “donne madri” che occupò l’Andrea Doria”.
– “Si certo che mi ricordo…”
Anna: “certo è stato un bellissimo momento, l’occupazione dell’Andrea Doria… adesso i miei figli frequentano le scuole superiori e forse è merito di quella scuola”.
Ritornando sui nostri passi, pensavo a quei giorni: l’occupazione, le assemblee i momenti divertenti, la prima vittoria contro lo sfratto e quella lista civica del 2008 per il consiglio di quartiere dove “brindammo per la sconfitta” felici per aver fatto un percorso democratico e di base.
* * *
Dal Giornale di Sicilia 28 novembre 2012
“Quanto avviene oggi – ha detto Raffaele Stancanelli – ha una valenza non solo simbolica ma anche concreta perché l’immobile confiscato fu realizzato con una copertura in amianto con rischi per la salute dei cittadini… questo è un segnale di legalità forte e chiaro da parte di tutte le istituzioni per lottare concretamente la mafia e le organizzazioni criminali. In sostituzione di questo rudere sorgerà una piccola piazzetta, recuperando uno spazio per la pubblica fruizione in uno dei quartieri più disagiati della città. Proseguiamo in questa azione di legalità fatta di gesti e atti concreti e non di parole che restituisce alla legge situazioni che da tempo erano rimaste sospese”.
* * *
“Bravo! Il nostro sindaco Stancanelli è proprio bravo!” In queste parole ci sono alcune contraddizioni.
La prima è sicuramente, secondo noi, e per i motivi raccontate alle cronache di questi ultimi anni, Stancanelli e la sua amministrazione non brillano per legalità. La seconda contraddizione è tutta lì nel quartiere di San Cristoforo davanti a noi, davanti ai nostri occhi. Se il sindaco Stancanelli ha realmente a cuore la lotta alle mafie e all’illegalità dovrebbe guardare prima le illegalità istituzionali che si compiono quotidianamente nel quartiere di San Cristoforo: povertà, evasione scolare, chiusura per sfratto della scuola media Andrea Doria, le piazze abbandonate alla mafia e allo spaccio, come piazza Don Puglisi, piazza Don Bonomo e l’area verde attrezzata di via De Lorenzo, realtà che il sindaco Stancanelli non può negare. Più volte abbiamo scritto in queste pagine le condizioni delle piazze citate che Sindaco, Municipalità, forze dell’ordine, Magistratura e Prefettura nonostante le denuncie, le tante parole scritte, le immagini mostrate fanno finta di non vedere e di non sentire. Abbiamo qualche dubbio che quella stalla di via Caprera 28 confiscata alla famiglia Mazzei andasse abbattutta; ma ci sta bene che sia diventata una piazzetta, ma non ci starà bene se verrà abbandonata come le altre piazze che dovevano essere luoghi di svago e di libera fruizione per i cittadini e cittadine di San Cristoforo, per i loro figli e figlie luoghi di incontro e di aggregazione. Questo non è, perché la gente ha paura dei motorini che scorazzano, dei pusher che vendono tutti i tipi di droghe e molte volte anche sotto gli occhi delle forze dell’ordine. Comprendiamo che le, ormai, prossime elezioni per il sindaco di Catania sono vicine e che il nostro “bravo sindaco” legittimamente si faccia la propria campagna elettorale e che mostri il suo “volto pulito” di buon amministratore; ma sappiamo anche che conosce la situazione di quelle piazze che non può o non vuole recuperare o perché sa in quali situazioni disastrose versano o perché non vuole spezzare gli equilibri del controllo mafioso sul territorio. Crediamo che sia necessario recuperare quelle piazze, oggi, chiamate “piazza della cocaina” e “super market della droga” e riconsegnarle agli abitanti del quartiere con una buona sorveglianza delle istituzioni. Pensiamo che l’immobile di via Caprera 28, magari bonificando soltanto il tetto in amianto, potesse a parer nostro diventare un presidio sociale consegnato a un associazione. Prendiamo per buone le parole del sindaco e gli chiediamo con fermezza di “liberare” e assegnare quei sessanta beni confiscati alla mafia che dovrebbero essere assegnati alle organizzazioni sociali, senza dover aspettare quindici anni come accaduto per via Caprera, o chiudere dopo averlo assegnato, i locali del Centro Astalli nel quartiere di San Giorgio o mettere paletti e difficoltà nei locali di via Anapo destinati all’Associazione Fiadda Onlus che non ne usufruisce pur pagando il condominio del bene confiscato e pagando l’affitto di un’altra sede per poter operare. Insomma che non scoraggi e anzi invogli i tanti giovani organizzati, che di questi beni confiscati potrebbero realizzare luoghi di lavoro, in un momento così delicato per la nostra economia e punti di riferimento per i quartieri più disagiati di Catania. Proponiamo e chiediamo al signor sindaco, la Prefettura e la Magistratura di essere coerenti e di accellerare in collaborazione con l’”Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, l’assegnazione di tali beni e l’attivazione di contributi per il restauro degli stessi, in modo da non costringere le associazioni a rivolgersi alle banche a cui poco importa di finanziare cooperative e organizzazioni sociali. Chiediamo a questi organi una conferenza dei servizi per agevolare la consegna dei beni confiscati. Chiediamo che due di questi beni confiscati siano assegnati, uno per adibirlo alla “Casa delle associazioni” prive di sedi, e una seconda alle testate giornalistiche cartacee e on line che tanta buona informazione danno a questa città, intotolandola al giornalista ucciso dalla mafia nel 1984, Giuseppe Fava; testate che sono reale alternativa, per un giornalismo di verità, al monopolio dell’informazione a Catania da parte del quotidiano “La Sicilia”. Solo in questo modo le sue belle parole, caro signor sindaco Stancanelli, avranno un valore e nessuno potrà dire nei prossimi mesi che quelle parole erano solo un comizio elettorale. I beni confiscati alle mafie appartegono alla collettività, e possono creare lavoro ed essere volano per una nuova economia. Né il Comune né gli altri enti preposti alla loro assegnazione possono “incatenarle” con la burocrazia e tante altre scuse. Sulla porta di quella stalla, in via Caprera, vi era scritto, “ Faveti i cazzi vostri”, l’intimidazione era chiara ma noi non ci facciamo intimidire né dalla mafia né dalla cattiva politica. Al Procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi chiediamo che attivi tutti i poteri di sua competenza per accellerare le procedure di assegnazione dei beni confiscati.
Per quanto riguarda le testate che compongono la rete de “I SICILIANI giovani” da subito inizieremo questa battaglia che finirà soltanto quando avremo la casa “dell’informazione libera e indipendente” chiamata “Giuseppe Fava”.