venerdì, Novembre 22, 2024
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“Vi ricovero al centro commerciale!”

Catania. L’ospedale San Marco è in costruzione da vent’anni, fra giri d’appalti e speculazioni. In compenso, fioriscono i centri commerciali…

Catania. Librino, il quartiere più popoloso di Catania, conta circa 80.000 abitanti. Un agglomerato di palazzoni da tipica edilizia popolare fatto sorgere nella periferia sud della città, in una zona che un tempo era coltivata ad arance e vigneti, definita ”terra forte” dagli abitanti del luogo per la sua fertilità.

Un progetto ambiziosissimo fu alla base della costruzione di Librino negli anni settanta, quando ancora la recessione economica non c’era e i progetti edilizi dagli appalti miliardari foraggiavano e ingrassavano i centri di interesse e i comitati d’affari a Catania. Librino doveva diventare la new town, il naturale sbocco architettonico alla vocazione modernistica di Catania per ospitare uffici e strutture pubbliche all’avanguardia. Addirittura per dirigere i lavori venne chiamato il notissimo architetto Kenzo Tange, che immaginò un quartiere innovativo e futuristico, con grandi strade a 3 corsie per separare spazi abitativi pieni di verde e forniti di tutti i servizi.

Del progetto originale dell’architetto giapponese rimangono purtroppo solo gli stradoni malsani e poco illuminati, che sembrano voler cingere in un abbraccio mortale i palazzoni popolari che dividono. Librino è diventato in poco tempo dalla sua costruzione quello che è adesso, uno dei simboli maggiori del degrado e dell’abbandono delle periferie popolari: un quartiere mancante dei principali servizi pubblici, poco collegato con il resto della città e non solo nel significato “viario” del termine, a causa del sostanziale abbandono nei suoi confronti da parte delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo.

Eppure Librino, insieme alle altre zone vicine come il Pigno e San Giorgio, è un quartiere molto dinamico dal punto di vista edilizio. La cementificazione procede imperterrita nel tempo, con nuove costruzioni dalla dubbia qualità stilistica e non solo a modificare continuamente il suo skyline. La conformazione del quartiere negli anni è stata affidata a continue e disorganiche varianti al piano regolatore che hanno permesso la creazione di un quartiere enorme, scomposto ed alienante, senza precise idee sulla collocazione e distribuzione degli abitati e dei servizi pubblici essenziali. Basti ricordare come esempio quando nell’aprile del 2008, prima che il sindaco Scapagnini si dimettesse, fu votata una variante al PRG che permise una nuova cementificazione della città. Tra il Pigno e Librino stanno attualmente nascendo circa un milione di metri cubi di case; facendo un rapido calcolo, 330 mila metri quadri di appartamenti.

Questa abbandonata periferia di Catania, con i palazzoni e le altre colate di cemento che deturpano il suo volto, rappresenta una continua ed enorme occasione di speculazione edilizia che ha arricchito e arricchisce i poteri economici della città, i soliti personaggi noti, alcuni dei quali potrebbero sicuramente essere considerati al di sopra di ogni sospetto.

Librino, pur essendo il quartiere più popoloso della città, non ha mai avuto neppure un ospedale. Pur essendo ormai più di 25 anni che il quartiere attende la creazione di un presidio ospedaliero, una nebulosa vicenda ha contraddistinto la sua costruzione nel corso del tempo.

Risale infatti al 1986 il piano di costruzione, quando l’Usl dell’epoca avanzò il cosiddetto “progetto Prometeo” che prevedeva la costruzione di tre ospedali nelle periferie della città: il Cannizzaro, il nuovo Garibaldi e appunto il San Marco, quest’ultimo pensato per Librino.

Un primo bando di gara esce nel 1990 e ad aggiudicarselo è il raggruppamento Cogefar-Impresit che però non inizierà mai i lavori di costruzione a causa di successive controversie giudiziarie. Sono gli anni delle tangenti per la costruzione del nuovo Garibaldi, a causa dei quali verranno successivamente indagati per corruzione e turbativa d’asta personaggi del calibro di Giuseppe Castiglione e Pino Firrarello.

Per molti anni il progetto rimane bloccato. Ma come nella migliore tradizione catanese, anche quello sul San Marco è un silenzio che conta più di mille parole. L’odore degli immensi guadagni fatti col cemento è nell’aria e una sorta di macchina speculativa sembra mettersi in moto.

Una vastissima area interessata, che comprende i 230.000 mq dove sorgerà il San Marco oltre che altre zone a ridosso del Pigno, viene fatta oggetto di operazioni transattive; dopo le compravendite dei terreni (tra i proprietari ritroviamo anche Mario Ciancio Sanfilippo con 80 ettari) viene autorizzata una variazione d’uso per la suddetta area con un decreto regionale del 2005 seguito da una modifica al PRG, che da zona verde rurale verrà classificata come adibita a “servizi generali”. Questo significa che quei terreni sono considerati edificabili e conseguentemente il loro valore aumenterà di molto. A beneficio degli espropriati, ma soprattutto a danno degli espropriandi, cioè l’Azienda Ospedaliera “Policlinico-Vittorio Emanuele”. Non si sa bene a quale titolo, ma dalla variazione d’uso dei terreni saranno coinvolti anche quelli sopra cui sarà successivamente edificato l’immenso centro commerciale “Le Porte di Catania”, di cui è proprietario Mario Ciancio Sanfilippo con una quota del 30% circa.

Poco tempo dopo l’A. O. farà uscire un nuovo progetto. Viene prevista la costruzione non solo della struttura ospedaliera nel territorio di Librino ma anche la creazione di un Centro di Eccellenza Ortopedico, previsto nell’accordo di programma quadro siglato per il settore degli investimenti sanitari nel 2002, tra il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e la Regione Siciliana. Quest’ultimo avrebbe dovuto rappresentare uno dei punti di forza del nuovo piano di offerta sanitaria regionale, oltre che un centro specialistico moderno e all’avanguardia, costruito per diventare punto di riferimento nel settore. Tutto questo ovviamente con un sensibile aumento di spesa pubblica: si passa infatti da 90 a 140 milioni di euro, attrezzature e arredamenti inclusi.

La nuova gara d’appalto per la costruzione del San Marco e del polo ortopedico viene fatta uscire nel 2008: a vincerla è l’Unite Consorzio Stabile, un gruppo di aziende che vede come capofila la Tecnis Spa, guidata dal dott. Mimmo Costanzo e dall’Ing. Concetto Bosco e i tempi di consegna dell’opera vengono previsti per ottobre del 2011.

La vicenda sembrava finalmente conclusa e Librino avere il suo ospedale, oltre che un polo specialistico all’avanguardia nel proprio territorio che, chissà, avrebbe potuto contribuire allo sviluppo lavorativo ed economico del quartiere e combattere il degrado sociale nel quale lo stesso versa.

Poco tempo dopo però si scopre che il Centro di Eccellenza non potrà più essere costruito: con una legge regionale del 2009 vengono infatti sciolte le fondazioni responsabili dei centri di eccellenza e quindi anche quella che avrebbe dovuto occuparsi del polo specialistico di ortopedia. L’allora assessore alla Sanità Massimo Russo, con i classici slogan di quei politici che ti pisciano in testa ma ti dicono che piove, assicura che non cambierà molto: “puntiamo ad avere eccellenza nella normalità” dichiara. Tradotto: l’ortopedia avrà un regolare reparto all’interno del nosocomio con 96 posti letto. Dal progetto esecutivo, invece, risultava che ne avrebbe avuti 160, oltre ad un’autonomia amministrativa che ne avrebbe fatto il principale polo ortopedico regionale. Dopo l’abbandono del progetto, i terreni da utilizzare per la costruzione del Centro di Eccellenza accoglieranno un parcheggio multipiano da 600 posti oltre che un gran numero di negozi e altri esercizi commerciali.

In questa lunga e frastagliata cronistoria l’ospedale San Marco, 26 anni dopo la sua progettazione, non è ancora stato costruito. Pare passerà ancora altro tempo prima della conclusione dei lavori e della sua consegna. A patire le conseguenze di una così palese incapacità amministrativa e politica, che sembra a volte guidata (anzi deviata!) da interessi di consorterie economiche e del malaffare, saranno gli abitanti di Librino e di tutta la grande fascia periferica a sud di Catania che dovranno ancora aspettare per vedere costruito l’ospedale San Marco.

E’ davvero inaccettabile come in una delle zone più povere di Catania vengano progettati e rapidamente costruiti enormi parchi commerciali, quando invece per la costruzione di una struttura pubblica volta a soddisfare le reali esigenze del territorio debbano aspettarsi decenni. Pare proprio che il più grande quartiere catanese rappresenti una specie di zona franca, un grande cantiere aperto dove l’interesse economico e speculativo scavalca e mette in secondo piano le normalissime esigenze di pianificazione urbana costituite dalla costruzione di un ospedale in una zona periferica, densamente abitata e poco conurbata con il resto della città.

Librino rappresenta null’altro che una grande occasione di guadagno, un quartiere dove sulla pelle dei suoi abitanti è possibile ricavare enormi quantità di denaro. Vincono i potenti, che con i progetti, i finanziamenti e le leggi -e con i soldi dei cittadini- fanno un vecchio gioco, già tradizionale in Sicilia: lo sporco gioco della speculazione edilizia.

Pochi giorni fa è arrivato il neo-presidente Crocetta per una riunione di giunta organizzata “fuori porta”. Tra macchine fotografiche, riflettori, giornalisti e microfoni, Librino, quartiere marginale di una regione marginale, ha avuto i suoi 15 minuti di fama con qualche servizio nei tg. E la domanda sorge spontanea: tolto il dorato velo dei media, la nuova politica siciliana, tra grillini e crocettiani, sarà in grado di dare un nuovo corso allo sviluppo di Librino?

SCHEDA

Soggetto affidatario progettazione e costruzione: Uniter cs a rl

Progetto architettonico: Studio Valle progettazioni srl, prof. ing. Giliberto Valle, arch. Tommaso Valle

Progetto strutture: Studio Sia Get srl, ing. Renato Grecuzzo, ing. Concetto Costa

Progetto impianti cogenerazione, hvac, gas, antincendio: prof. ing. Francesco Patania

Coordinatore per la progettazione: ing. Renato Grecuzzo

Coordinatore per l’esecuzione: ing. Silvio Torre

Responsabile unico del procedimento: ing. Angelo Spampinato

Direzione dei lavori: ing. Pietro Nicolosi

Direttore tecnico e responsabile di commessa: ing. Daniele Naty

Direttore di cantiere: ing. Carmelo Leone

Responsabile del servizio di prevenzione e protezione: ing. Carmelo Leone

Subappaltatori: Cag srl

 

 

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