Insegnanti a scuola di antimafia sociale
La scuola e gli insegnanti hanno strumenti adeguati per un programma di contrasto culturale della mafia che non sia occasionale ma rappresenti un punto irrinunciabile e trasversale rispetto a tutte le discipline?
Da questa domanda sono partiti il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Palermo e la Cooperativa sociale antiusura e antiracket Solidaria che si sono ritrovati, dai loro diversi punti di osservazione, nella condivisione di un originale progetto d’intervento formativo – da considerare pilota – rivolto ad insegnati di Istituti Medi e Superiori di diverse parti d’Italia.
Tale sinergia nasce dalla constatazione, ormai innegabile, della diffusione nazionale ed internazionale dei fenomeni di criminalità organizzata che ormai non consentono più diversificazioni, ma richiedono comuni azioni formative e confronti specifici, da Busto Arsizio ad Agrigento.
Non a caso la denominazione del corso, che si è tenuto a Palermo il 22/23/24 novembre è: “Percorsi didattici di antimafia sociale: Una proposta formativa multidisciplinare tra processi educativi e impegno sociale”. Un’evidente tentativo di saldare le due dimensioni di un serio contrasto alla mafia: quella dello studio fenomenologico, anche sul piano socio-psicologico, e quella dell’impegno sociale che diventa strumento attivo sul territorio di cambiamento.
Non è un caso che l’incontro progettuale abbia visto protagonisti l’Università di Palermo, con la prestigiosa Cattedra di “psichismo mafioso” all’interno del Dipartimento di Psicologia diretto dal Professore Girolamo Lo Verso e la Cooperativa sociale Solidaria diretta da Salvatore Cernigliaro, impegnata sul territorio nell’attività di assistenza e sostegno complessivo delle vittime di usura e racket e nella diffusione della cultura della legalità democratica, soprattutto fra le giovani generazioni.
Vasto, ma intenso e compresso in soli tre giorni il programma, come non possono non essere i programmi di corsi per insegnanti che hanno sempre difficoltà ad allontanarsi dalle loro attività ordinarie. Tuttavia, c’è stato spazio oltre che per diversi moduli di intervento in materia psicologica, anche per sessioni dedicate a “Scuola e Territorio”, “Scuola e Società”, “Scuola e Comunicazione”.
Particolarmente significativa la sessione “Scuola e Società” tenutasi tra Piana degli Albanesi e Corleone per un confronto tra storici, operatori sociali ed educatori del territorio. Particolarmente suggestivo l’incontro con i reduci della strage politico – mafiosa di Portella delle Ginestre del 1947 e con la Cooperativa sociale Lavoroenonsolo di Corleone attiva su beni e terreni confiscati alla mafia.
Un incontro e un confronto per i docenti in formazione condotto sul filo della memoria, ma anche della prospettiva. Infatti, i giovani cooperanti della Lavoroenonsolo ogni giorno stabiliscono concretamente una continuità con quel grande movimento contadino siciliano, ancora rappresentato dai reduci di Portella, che, attraverso le diverse forme di contrasto alla mafia e ai suoi riferimenti politici e affaristici, seppe dare speranze che, pur se piegate dalla violenza distruttrice del sistema politico-affaristico e mafioso, è capace di riemergere ogni qual volta il popolo di un territorio decide di alzare la propria testa e con essa la propria dignità.
Tanti altri i contenuti e le suggestioni offerte dal corso che, in un progetto di formazione professionale, ha voluto coniugare temi didattici ad azione sul territorio, con la non nascosta ambizione di utilizzare l’incontro di insegnanti di diverse parti d’Italia – da Milano a Catania – per tessere un altro pezzo di rete.
Una rete tra mondi – quello della Scuola e dell’impegno sociale antimafioso, indubbiamente diversi, ma che, se si ha intelligenza per comprenderlo sono, inevitabilmente destinati, ad una sintesi formidabile per la promozione sociale nella libertà di tutto il nostro Paese.