Notizie dalla penombra
Anna Maria Castelli non è una famosa come Iva Zanicchi o le sorelle Carlucci e forse tanti, tra i presi per strada, non rammenterebbero neppure il suo nome, ma di questi tempi forse è proprio la penombra…
… poco frequentata dal mercato, a consentire a gli artisti una più libera possibilità di espressione e un fare quindi non ricondotto a semplice e compiaciuto riflesso.
Questo vuol dire tante cose, ma anche che i suoi dischi bisogna cercarli probabilmente più su internet che negli scaffali Feltrinelli. ma è una ricerca che vale la pena di fare perché si tratta sempre di cose di gran qualità.
Dopo i lavori su Edith Piaf, Leo Ferré, Piero Ciampi, Chet Baker, e i cantautori della scuola genovese, in Se io ho perso… chi ha vinto? la Castelli si cimenta questa volta con Gaber, ma lo fa non reinterpretando brani del repertorio, bensì riprendendone il filone, a lei congeniale del teatro-canzone, per continuarne il discorso con brani originali. Quello che ne viene fuori sembra riportare al piacere di certi giorni migliori, chissà se mai realmente esistiti ma certo idealizzati, in cui il gusto dell’ironia e il lusso dell’intelligenza, figuravano tra i beni di consumo, come le vitamine, le gite in barca e l’impegno sociale.
Per questo motivo il disco sembra fuori tempo, fuori da questo tempo, e stupisce quasi, per dissonanza col presente, il garbo delle parti musicali, affidate in buona parte all’estro compositivo di Mario Berlinguer, e negli arrangiamenti poi alle sole voci di piano e fisarmonica.
Dove lo stupore stenta invece a manifestarsi è però a volte nei testi, certamente scritti con eleganza e validità da Alessandro Hellmann e Abner Rossi, e ben lontani dai banali valori medi stagionali, ma intenti ancora più a una negazione già più volte negata, che a un visionario, ma necessario ormai, processo di ri-costruzione. Continuare a leccarsi le ferite può risultare forse confortante, ma vuol dire chiedere, tergiversare intrinsecamente in una condizione di sottomissione, mentre forse il ruolo degli intellettuali (dato che non si tratta di canzonette) in certi momenti dovrebbe essere “anche”, avendone chiarezza, quello più impegnativo e responsabile di indicare.
L’appunto –una volta si sarebbe detto “critica da sinistra”- va inteso dunque non sulla forma espressa, spesso preziosa, ma sulla reale utilità del contenuto. A non stupire affatto, per chi la conosce già, è invece Anna Maria Castelli, che con questo ennesimo ottimo lavoro, si conferma ancora una volta interprete tra le più raffinate e sensibili del nostro panorama musicale e teatrale, e quasi ormai categoria a parte.
Il suo sito, se lo si vuole cercare, è www.annamariacastelli.org.