Falcone colonia di mafia? Di Pietro interroga
Il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in un’interrogazione parlamentare chiede l’accesso prefettizio per verificare se al Comune di Falcone ci siano pericoli di infiltrazione mafiosa
All’indomani della pubblicazione – nel mese di agosto – della nostra inchiesta intitolata “Falcone colonia di mafia tra Tindari e Barcellona” – alla quale il sindaco del piccolo centro del messinese invece di rispondere sui fatti denunciati ha preferito querelare il nostro Antonio Mazzeo, suscitando indignazione in tutto il Paese – l’eurodeputato Rita Borsellino definiva preoccupante la situazione di Falcone in cui «il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata è altissimo, come emerge da recenti indagini della magistratura».
Preoccupazioni, quelle della Borsellino, condivise anche da Antonio Di Pietro, che il 16 novembre – citando anche alcuni passi della nostra inchiesta e del libro “La collina della munnizza” del nostro redattore Carmelo Catania – ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, al ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri e al ministro della Giustizia Paola Severino, per chiedere «un accesso prefettizio presso il Comune di Falcone ed i suoi organi amministrativi per verificare se – a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – ricorrono pericoli di infiltrazione di tipo mafioso» nelle attività amministrative.
«Appare grave – scrive Di Pietro nell’interrogazione – l’intreccio di responsabilità tra amministratori locali, funzionari e personaggi in odor di mafia che, predisponendo in apparente sinergia atti amministrativi, hanno concorso ad azionare un meccanismo che ha stravolto la buona amministrazione del Comune di Falcone e, contestualmente, consentito di liberare fiumi di denaro attraverso la realizzazione di opere non soggette ad alcun sistema di gara d’appalto e finanziabili con la pratica della discrezionalità».
Il presidente dell’IdV chiede inoltre al governo «se la competente Procura della Repubblica abbia avviato sul punto le opportune indagini» e «quali provvedimenti e iniziative intenda mettere in atto per verificare e prevenire fenomeni d’infiltrazione di tipo mafioso nei servizi e nell’attività amministrativa del Comune di Falcone». L’ex pm di “Mani pulite” fa riferimento anche alle dichiarazioni dei pentiti Carmelo Bisognano, ex capo della cosca dei “Mazzarroti” e del suo uomo di fiducia Santo Gullo, che hanno tirato in ballo diversi appalti acquisiti dal Comune di Falcone e allegati negli atti della Dda relativi all’operazione “Gotha 3”.
Il sindaco di Falcone Santi Cirella, da parte sua, si dichiara sereno affermando che tutti gli atti amministrativi sono stati compiuti nel rispetto della legalità.
Nel 2008, a seguito delle rivelazioni dell’indagine del Ros “Vivaio” – in cui era emerso il condizionamento mafioso nelle elezioni amministrative del 2007 nel Comune di Furnari – il senatore Lumia presentò un’interrogazione all’allora ministro Maroni chiedendo l’invio di una commissione prefettizia.
L’esito degli accertamenti effettuati dalla commissione disposta dall’allora prefetto di Messina Alecci portò poi allo scioglimento degli organi amministrativi del Comune di Furnari nel novembre 2009.
Sempre nella zona tirrenica, nel dicembre 2005, era stato sciolto il Comune di Terme Vigliatore, mentre a Barcellona Pozzo di Gotto – con quattro dirigenti ed impiegati comunali sospesi per un mese dalle funzioni – analogo provvedimento è stato chiesto inutilmente per ben due volte.