Il primo passo del processo del secolo
Palermo. Pablo Ernesto ha appena 2 mesi, è raggomitolato in braccio a sua madre e quasi non lo si distingue per quanto è infagottato. I suoi giovani genitori vengono da Bergamo, sotto un vento che taglia la faccia tengono alti gli striscioni del movimento delle Agende Rosse fondato da Salvatore Borsellino nel piazzale antistante l’aula bunker del carcere Pagliarelli.
Anche loro si sono mobilitati per manifestare il sostegno ai magistrati di Palermo all’udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia. La giornata odierna segna il primo passo di quello che, se il gup lo confermerà, potrà ritenersi a tutti gli effetti il processo del secolo. Lo Stato che mette alla sbarra se stesso. Da una parte boss mafiosi di prima grandezza come Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, insieme a loro il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, dall’altra parte uomini delle istituzioni che con essi avrebbero trattato: Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino, e poi ancora esponenti del Ros dei carabinieri come Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni; in ultimo Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito, all’epoca primo anello di congiunzione tra Stato e mafia.
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