Cetto La Qualunque in salsa calabropadana
La privatizzazione della responsabilità partorisce tanti piccoli Zambetti che agiscono indisturbati e si garantiscono l’autopreservazione
Dunque alla fine anche nella celeste (e per niente celestiale) Lombardia un politico decide di comprare i voti dalla ‘ndrangheta come in quelle storie minuscole a cui ci ostiniamo ad abituarci appena sotto Roma.
Mica un politico qualsiasi questa volta: l’assessore alla casa Domenico Zambetti decide di acquistare 4000 preferenze al modico prezzo di 200.000 euro (a proposito, un pessimo affare, caro Zambetti!) per garantirsi un posto in Giunta che ovviamente arriva. Domenico Zambetti, assessore alla casa della Giunta Formigoni quater con lo slogan “la forza della competenza”.
Sembra Cetto La Qualunque in salsa calabropadana e invece è l’ultima scena dello sgretolamento del formigonismo nella sua petulante multiformità di rivoli che abbeverano lobby da diciassette anni.
Non importa che fossimo in molti a gridare da anni che la ‘ndrangheta fosse l’interlocutore privilegiato delle campagne elettorali in Lombardia, forse non conta che quattro scassaminchia ripetessero petulanti che non si voleva vedere ciò che era successo e sta succedendo e succederà ancora per un bel po’.
Ora l’allarme rosso dell’antimafia fatta tutta e solo di sdegno ha suonato a tutto volume e anche le casalinghe più lontane si sono svegliate di soprassalto per gridare allo scandalo e alla vergogna. E come sempre è scivolato via il punto, il centro del discorso, il cuore per una chiave di lettura collettiva davvero.
Il sistema culturale e politico Lombardo è la culla migliore per le mafie per una storia che arriva da lontano e ha un nome preciso: il federalismo della responsabilità.
Una Lombardia in cui la retorica leghista e formigoniana ha inculcato il diritto ad occuparsi della propria sfera personale con egoismo iperprotettivo occupandosi solo dopo del benessere e dei diritti degli altri: in Lombardia si sta tranquilli se il proprio paesotto appare tranquillo, se il proprio quartiere scorre tranquillo e se il proprio condominio infonde tranquillità.
Come se questi ultimi vent’anni avessero eroso lentamente il dovere della solidarietà lasciandolo all’angolo, anzi, peggio, considerandolo un vezzo democratico che non ci possiamo permettere in nome della Santa Sicurezza: essere solidali in Lombardia – ci dicono- è un atto irresponsabile che mette a rischio la sicurezza della nostra famiglia e dei nostri figli.
Non è un caso che il reato di associazione a delinquere e di mafia (il 416 e il 416 bis c.p.) sia formalmente un reato di egoismo che pascola tra le fratture della infrastrutture solidali che vengono a mancare: un sentiero in penombra dove si incontrano i politici spericolati, gli imprenditori poco etici e ovviamente i soldati delle mafie per convergere insieme a loro.
La privatizzazione della responsabilità partorisce tanti piccoli Zambetti che possono agire indisturbati nei coni d’ombra per garantirsi l’autopreservazione tra i quadri dirigenziali a disposizione per codardi, servi e faccendieri.
Cosa succede quindi in Lombardia? Succede che qualcuno ha esagerato ed è cascato tra le maglie di una legge che consente pochissimi margini di manovra nel voto di scambio. Ma intorno, tutto intorno, ci sono gli altri che sono stati bravi ad essere inopportuni senza cadere nel reato. E questi sono il male peggiore.