Riina jr a Padova fra libri e belle ragazze
Il figlio del “boss dei boss”: un giovane che vuol rifarsi una vita o il rampollo viziato di un clan? Scriverà – dice – un libro. E nel frattempo?
Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito del boss di Corleone, giunge a Padova lo scorso 14 aprile 2012, portando con se il fardello di una fedina penale tutt’altro che nitida: condannato per associazione mafiosa, viene scarcerato il 29 febbraio 2008 per decorrenza dei termini. Il 2 ottobre 2011, dopo aver scontato completamente la pena, pari a 8 anni e 10 mesi, viene rilasciato sotto prevenzione con obbligo di dimora a Corleone e successivamente trasferito nella città del Santo.
Il probabile motivo dell’abbandono della città di Corleone è da ricercare nella comparsa della famiglia Inzerillo “gli scappati” che dall’America ritornavano nella terra natia, così il trasferimento della sorella maggiore Maria Concetta a San Pancrazio Salentino, vicino Mesagne, e di “Salvuccio” in terra veneta, andato via da Corleone perché non essere all’altezza del padre.
Il suo arrivo a Padova non passa certo inosservato provocando non poche polemiche.
Nel giorno del suo arrivo, accompagnato dalla madre Ninetta Bagarella e dall’Avv. Francesca Casarotto, aveva dichiarato «Sono felice di essere a Padova, spero di essere messo nelle condizioni di fare una vita normale da giovane uomo», e di fronte alle accuse di chi temeva che la sua sola presenza fosse bastata ad attirare a Padova la criminalità organizzata, come se il territorio padano fosse un piccolo paradiso senza infiltrazioni mafiose, aveva assicurato: «Sono venuto qui per lavorare e continuare gli studi, visto che sono iscritto all’Università di Padova.».
Il figlio del capo dei capi, in terra straniera, viene accolto dalla signora Tina Ciccarelli, responsabile della Onlus che avrebbe dovuto seguire il rampollo di casa Riina e accompagnarlo nel percorso rieducativo.
Il profilo basso che quest’ultimo aveva mantenuto per un breve periodo, forse il tempo necessario per conficcare in profondità le radici nel terreno padovano, si è dissipato in breve tempo perché lusso e bella vita sono vizi difficile da sradicare. C’è chi dice di averlo visto alla guida di una BMW di grossa cilindrata, pur non avendo la patente, alle feste in locali che contano, indossando abiti firmati e in compagnia di belle donne che sembra facciano la fila per lui. E’ così che oggi va in giro il “nullatenente” Riina.
Sembra infatti che nonostante i divieti imposti, le frequentazioni le amicizie del carcere di Via due Palazzi continuano indisturbate nonostante l’apparente buon comportamento del rampollo di casa Riina, le firme in caserma sono puntuali nel rispetto del codice giuridico che regolamenta la sua condizione di sorvegliato speciale.
“Papà mi ha insegnato a rispettare gli altri – aggiunge – perché non è l’uomo descritto dalle cronache giornalistiche o dalle sentenze, ma un padre affettuoso, pieno di attenzioni e di principi. Non sono il boss prepotente e sbruffone che hanno dipinto. Sono un uomo che vuole riappropriarsi della sua vita. Anche se mi chiamo Riina” ed annuncia l’idea di scrivere un libro.
C’è di certo che tra Università, lavoro e belle ragazze il tempo faticherà a trovarlo.
Caro Salvatore,
Sappi che hai sempre persone che ti vogliono bene come mamma e papa’
Cordiali saluti,
Stefano