venerdì, Novembre 22, 2024
Società

Pio La Torre e Berlinguer: comunisti contro

Nel 1979 era in corsa per entrare nel­la Direzione nazionale del PCI, ma fu bloc­cato perché considerato “di destra” e per lo stesso motivo fu contrastato anche il ritorno in Sicilia come Segreta­rio regiona­le.

Eppure Pio La Torre aveva una lucida co­noscenza dei formidabili problemi della Sicilia non solo per quanto riguardava la mafia, ma anche riguardo la storia politi­ca di questa terra. Espose chiaramente tut­to nella Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia del 1976 e non ebbe alcun ti­more a spiegare in Parlamento l’omicidio di Piersanti Mattarella con il caso Sindona e con i rapporti tra mafia e politica, tradi­zionale passaggio fra Sicilia ed Usa.

Arrivò in Sicilia ed espresse, da subito, la sua ferma opposizione alla costruzione della base missilistica della NATO a Co­miso, e lanciò una petizione popolare per bloccare l’istallazione di 112 missili Crui­se e che in breve tempo ottenne la sotto­scrizione da parte di più di un milione di persone.

Si creò, infatti, una straordinaria mobili­tazione che coinvolse migliaia di giovani, di associazioni e movimenti anche d’ispi­razione cattolica: “Furono settimane di grande mobilita­zione, con i tavolini da­vanti alle chiese e alle sezioni per la rac­colta delle firme, comi­tati unitari che sor­sero un po’ ovun­que nei paesi e nelle città …”. (Elio San­filippo. Quando eravamo comunisti. Edi­zioni di passaggio. Paler­mo.2008. pag.353)

La ripresa della corsa agli armamenti pre­occupava seriamente Pio La Torre e l’istallazione dei missili a Comiso rappre­sentava una gravissima e oggettiva condi­zione di pericolo per la Sicilia, che sareb­be diventata un bersaglio atomico, per l’Italia, per la pace.

Ma un pezzo di segreteria nazionale del PCI e lo stesso “Enrico Berlinguer teme­va che la battaglia dei comunisti siciliani contro i missili americani a Comiso finis­se per apparire filosovietica” (Gianni Parisi. La storia capovolta. Setterio.Pa­lermo. 2003. pag 197)

Il 4 aprile 1982 si svolse, comunque, a Comiso un’imponente manifestazione contro i missili e per la pace: parteciparo­no più di centomila persone provenienti, oltre che dalla Sicilia, da altre parti d’Ita­lia e d’Europa ad esprimere, pur da diffe­renti appartenenze poliche la me­desima richiesta per il disarmo e per la pace.

In Sicilia si trovarono dalla stessa parte La Torre, il Presidente dell’ARS Lauricel­la e il Presidente delle ACLI Capitummi­no in una alleanza che nulla aveva a che fare con il consociativismo degli anni set­tanta contro cui La Torre era stato critico in­transigente.

Il contrasto tra i comunisti siciliani e la segreteria nazionale si acuì ulteriormente quando Pio La Torre chiese che la petizio­ne per la moratoria e per il disarmo “bi­lanciato”, sì da non sembrare filosovieti­ci, fosse esteso e proposto in tutta Italia.

Da Roma arrivò un secco rifiuto, ma Pio La Torre ritenne di dovere continuare la lotta e allora la mafia e quei pezzi della politica e dei servizi al soldo degli ameri­cani trovarono subito le ragioni di colle­garsi concretamente per la sua eliminazio­ne che, come si sa, arrivò il 30 aprile 1982

Ai funerali Enrico Berlinguer promise che la raccolta delle firme sarebbe conti­nuata in tutta Italia, ma il partito comuni­sta non fece nulla per mantenere la pro­messa qua­si – forse – a voler dimenticare al più pre­sto che in Sicilia si era svolta la più impo­nente manifestazione per la pace.

Il 13 settembre dello stesso anno il Par­lamento approvò la legge sulla confisca dei beni mafiosi, passaggio decisivo, ma in­trapreso con riluttanza, per colpire Cosa nostra.

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