Palermo che riparte. Viaggio dentro Palermo
La prospettiva culturale della nuova Amministrazione di Palermo. Ne parliamo con Francesco Giambrone, Assessore alla cultura.
Francesco Giambrone, medico, critico musicale, ex Assessore alla cultura, inventore, tra l’altro, di quell’eccellenza culturale che furono negli anni ’90 I Cantieri Culturali della Zisa di Palermo, ex sovrintendente del Maggio musicale fiorentino e tanto altro.
Certamente una personalità poliedrica che, nonostante la sua notevole esperienza politico amministrativa, mantiene quello che, probabilmente, è il suo sentirsi, prima di qualsiasi altra definizione: un uomo impegnato della società civile incline a mettere a disposizione della collettività le sue riconosciute, polimorfe qualità. In questo senso, Giambrone rappresenta il prototipo di un amministratore impegnato in una realtà difficilissima, ma di grandi potenzialità come Palermo perché in grado di combinare in se gli attributi più rappresentativi di una certa categoria di amministratori esterni alla politica, ma in grado di conoscerne limiti e risorse e, quindi, naturalmente, il punto di riferimento per gli altri componenti della squadra di governo.
Per questo caratteristiche ci è sembrato uno degli interlocutori più avvertiti per conoscere idee e prospettive che stanno segnando questo nuovo esordio dell’Amministrazione di Palermo guidata da Leoluca Orlando.
Assessore, se Lei è d’accordo, prendiamola alla lontana. Quanto questa nuova amministrazione di Palermo è in continuità con quella che negli anni ’90 fu parte determinante della Primavera di Palermo, di cui Lei è stato autorevole esponente, e quanto è, o deve essere, un’esperienza diversa?
Se parliamo dell’idea di città e di comunità che si vuole costruire attorno ad alcuni valori e d alcuni principi, l’idea e il senso da dare all’azione politica – amministrativa non è cambiata. Tuttavia, non si può non considerare che è cambiato il mondo, è cambiata la città è cambiata la società e, quindi, complessivamente le condizioni sulle e per le quali intervenire.
Sullo sfondo c’é un’altra condizione non trascurabile, ma essenziale, ossia la crisi economica generale che aggrava quella finanziaria degli Enti Locali e, in particolare, la situazione disastrata del bilancio del Comune di Palermo. Giusto per rimanere alle competenze dell’Assessorato alla cultura, nelle precedenti Amministrazioni Orlando venivamo da una condizione straordinaria in cui Palermo spendeva moltissimo in cultura, più di città del calibro di Milano, Firenze, Venezia, ecc…
Questo primato dipendeva dalla scelta di quella Amministrazione di fare della cultura un asse fondamentale per “rifondare” una città mortificata dal giogo di un sistema in cui il malgoverno e il fenomeno mafioso risultavano preponderanti nelle dinamiche della società. In questo senso, si invertì la tendenza rispetto all’incapacità delle precedenti amministrazioni di spendere. Io ricordo che quando iniziai la mia attività di amministratore, nel ’95, la capacità di spesa dell’Assessorato era di meno del 40%.
Vuol dire che più del 60% di quanto iscritto in bilancio non veniva speso e passava in economia. Il fatto di avere i soldi e di non saperli spendere mi sembrò una follia e il mio impegno allora fu di riuscire a fare una spesa di qualità che riguardava il 99% delle risorse disponibili.
Questo era un punto di vanto e di orgoglio, ma, soprattutto, di buona Amministrazione. Adesso siamo in una condizione assolutamente diversa perché risorse non ne abbiamo e, quindi, dobbiamo pensare a come mantenere la stessa idea che era e rimane quella del fare in modo che le politiche culturali siano al centro dell’azione di governo della città e siano uno degli strumenti per lo sviluppo e la crescita della città stessa.
Operazione da fare senza soldi e, quindi, molto complicata. Ma proprio per questo a quella lavoriamo provando ad immaginare delle politiche culturali mettendo a disposizione di chi si occupa di cultura strumenti, opportunità, servizi. Quindi c’è sicuramente un elemento di continuità, ma in un contesto diverso di opportunità.
E’ forse possibile convenire che con un’eredita pesantissima come quella derivata dal decennio di Cammarata che ha consegnato una città oltre che disastrata finanziariamente ed organizzativamente letteralmente “piegata in se stessa”, è inevitabile evidenziare che il rilancio non può essere affidato solo al pur necessario intervento emergenziale, a partire dalla riscrittura del bilancio comunale, ma deve ripartire da una prospettiva “alta” per la città che con alcuni “grandi progetti” di respiro nazionale ed internazionale, dove ancorare un “cronoprogramma” di interventi. In questo senso, quali le idee dell’amministrazione?
Noi veniamo da un decennio devastante perché, oltre all’incapacità amministrativa, si è sostanzialmente provato ad azzerare quanto fatto prima. Io ricorderò sempre una delle personalità più interessanti di Palermo, l’intellettuale Giuliana Saladino, che quando assunse la responsabilità di Assessore della Giunta Orlando disse: Palermo non ha bisogno di un nuovo teatro, ma del teatro Massimo che funziona; Palermo non ha bisogno di un nuovo museo, ma di un museo che funziona.