Da Portella al Quirinale, due uomini e due muli
Dalla Sicilia a Roma a dorso di mulo, distribuendo migliaia di “pizzini” antimafia lungo la strada…
“Un mulo cadde con il ventre all’aria. A una bambina, all’improvviso, la piccola mascella si arrossò di sangue. Era il primo maggio 1947. La strage di Portella della Ginestra”
“Quando a Portella delle Ginestra capirono che volevamo arrivare a Roma a dorso di mulo, un signore ci disse: ma non facevate prima a comprare una motocicletta?” Mirco, sorride. E’ tardo pomeriggio e sono appena stati ricevuti al Quirinale dal vicario di Napolitano e dal Prefetto di Roma con tanto di onori e un intero palazzo mobilitato a riceverli come quando arriva una delegazione straniera.
“Missione compiuta” aggiunge, la faccia stanca ma serena. A Napolitano hanno consegnato migliaia di “pizzini” i messaggi raccolti lungo il tragitto, messaggi di sindaci, associazioni, allevatori, pescatori, contadini, immigrati…
Eccola, sta lì, in quella faccia stanca ma pulita, la scommessa vinta lanciata tra una birra e l’altra al tavolo di un bar: “ Perchè non andiamo a Roma con i muli?”
A lanciarla è Federico reduce dall’esperienza dell’anno precedente, quando a dorso di mulo aveva battuto le piazze siciliane da Cinisi fino a Portella per parlare del referendum e spiegare alla gente l’importanza della vittoria del si. “ Signora, lei vuole fare la ‘ddoccia’ con le bottiglie di acqua minerale?” così diceva e la gente incuriosita da “un pazzo” e dal suo mulo lo stava a sentire.
Allora perchè no? Perchè non provare a percorrere non solo tutta la Sicilia, ma dalla Sicilia la Calabria e poi la Basilicata e la Campania fino a Roma, fino alla più alta carica dello Stato per portare un messaggio di speranza, un messaggio che parla di antimafia ed ecologia e che più semplicemente è la voce della gente comune, quella che dai Palazzi è sempre troppo lontana.
Quattro mesi di preparazione per un percorso studiato sulle mappe delle vecchie ippovie ormai in disuso “ un modo per liberarle dalla speculazione edilizia – dicono Mirco e Federico – e restituirle simbolicamente alla collettività anche in prospettiva di un modello economico e produttivo diverso”. Un viaggio attraverso comuni occupati dalla mafia in Sicilia e parchi naturali come quello delle Nebrodi e delle Madonie, fino alla Valle del Noce in Basilicata, al Museo di Joe Petrosino a Padula… su, su fino a Roma.
“Come i politici vanno a cercare voti casa per casa, noi siamo andati a cercare il consenso stalla per stalla, campo per campo, per raccontare un’Italia diversa, fatta di gente umile, che lavora…” La racconta così Federico, l’anima poetica dei due, dice di se stesso.
Quando gli chiediamo cosa ci fosse in quei messaggi… “Di tutto – ci rispondono – Dalla richiesta di un nuovo asilo perchè quello che c’è non è più in buone condizioni, a un Ti voglio bene presidente”.
Il tramonto cala lentamente e Giovanni e Paola, i due muli, si godono il loro meritato riposo, dopo aver affrontato il traffico romano di un primo pomeriggio di luglio.