La processione, il sindaco e il mafioso
Diciassette settembre, è il giorno in cui a Campobello di Mazara si svolge una processione dedicata al Santissimo Crocifisso…
A un certo punto la processione si ferma davanti alla casa di Franco Luppino, detto “zio Franco”. E’ l’unico in Italia ad avere fruito dell’indulto benché accusato di omicidio di mafia ed è uscito prima dal carcere.
Quando fu condannato a Franco Luppino non fu contestata l’aggravante mafiosa, perché all’epoca non esisteva nemmeno il reato di associazione mafiosa. Tornato libero è ritornato a sedere sulla poltrona di rappresentante della famiglia belicina, diventando il più fidato dei “postini” di Matteo Messina Denaro.
Quel giorno, 17 settembre 2006, la processione rese omaggio a Franco Luppino fermandosi davanti alla sua porta, che fu varcata dal sindaco, Ciro Caravà, omaggio fin dentro casa allo “zio Franco”. L’episodio è tra quelli elencati dalla commissione prefettizia che ha per due volte relazionato al ministero dell’Interno sull’inquinamento mafioso dell’amministrazione di Salemi.
Una prima volta, nel 2009, la relazione è rimasta non trattata dal ministro Maroni che non diede mai una risposta alla richiesta di scioglimento.
Adesso è toccato al suo successore, al ministro Anna Maria Cancellieri, mettere nero su bianco, e Campobello di Mazara dopo 20 anni è tornata ad avere sciolti per infiltrazione mafiosa Giunta e Consiglio comunale.
Territorio “pesante” quello di Campobello di Mazara, storicamente qui mafia e massoneria si sono ritrovati a frequentare le stesse stanze, a perseguire gli stessi interessi, grossi investimenti immobiliari, come il villaggio Kartibubbo che vede cointeressati mafiosi del rango di Vito Roberto Palazzolo, o ancora il notaio-massone Pietro Ferraro, per non parlare dei terreni acquistati dalla Valtur del cavaliere Carmelo Patti.
Espansione edilizia selvaggia, abusivismo, filoni di denaro nel tempo partiti da Campobello di Mazara e finiti presto in una banca di San Marino.
Ciro Caravà è sindaco dal 2006. A dicembre scorso è stato arrestato dai Carabinieri su ordine della Dda di Palermo, accusa di associazione mafiosa. Lui è in carcere e mai si è dimesso.
Andava in giro proclamando l’antimafia e la legalità, inaugurava il riuso di beni confiscati, nel frattempo si scusava con i boss e questi commentavano come lui recitasse molto bene la parte.
Ciro Caravà è figlio e nipote di mafiosi, tutti e due, padre e zio, sono stati ammazzati, politicamente Caravà ha frequentato quasi tutti i partiti, cominciando dal Pci, passando per Forza Italia o per il movimento dell’ex segretario cislino D’Antoni, in ultimo era approdato al Pd ed era stato ricandidato dal Pd sebbene sul suo conto i sussurri erano diventati vere e proprie urla.
La relazione prefettizia sul suo conto ne racconta tante, a cominciare dal pregiudicato che regolarmente stazionava nella sua anticamera, in Municipio, tale Gaspare Lipari, poi nella sua stanza di sindaco, Ciro Caravà teneva in bella mostra le foto di Falcone e Borsellino.
Cosa bisogna avere nel curriculum per diventare sindaco? Probabilmente tutto quello che aveva Ciro Caravà, a cominciare dai precedenti penali, innumerevoli: precedenti per assegni a vuoto, esercizio pubblico senza licenza dell’autorità, furto, frode dell’imposta erariale sul consumo del gas ed energia elettrica, violazione delle disposizioni concernenti le imposte di consumo del gas e dell’energia elettrica, da ultimo è stato rinviato a giudizio per estorsione assieme a due consiglieri comunali.
La commissione prefettizia ha esaminato decine e decine di appalti per lavori, servizi e forniture, scoprendo che la regola secondo prassi era quella di fare riunioni le commissioni di gara mai rispettando data ed ora di convocazione, ma anche altre cose: come quando c’era da affidare il servizio di trascrizione delle sedute consiliari, si fece di modo e di maniera di affidare l’incarico ad una società dove molti erano i soci con precedenti penali, mettendo da parte la società dove i soci non avevano nulla da dichiarare a proposito di pendenze giudiziarie, come se la prima società dava più garanzia dell’altra.
D’altra parte cosa aspettarsi da chi permetteva di stare giornalmente nella sua anticamera a quella losca figura di Gaspare Lipari, disertore, estorsore, mafioso, senza che nessuno risulta mai avere fatto rimprovero a Caravà di quella presenza.
D’altra parte siamo a Trapani dove è l’antimafia a creare guai, e quindi il mafioso non può dare disturbo. Anzi secondo la Dda di Palermo nel caso di Campobello di Mazara addirittura il mafioso è riuscito a diventare sindaco.
che spettacolo!