sabato, Gennaio 18, 2025
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LETTERA DA LONTANO

Riceviamo dall’Associazione Familiati Vittime di mafia e terrorismo. Ogni commento è superfluo.

 Numerose Associazioni di familiari di vittime di mafia e terrorismo e singoli familiari di vittime

esprimono forte preoccupazione, ed anche indignazione, per quanto proposto all’articolo 31 del

ddl sicurezza attualmente in discussione in Parlamento.

In un paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati,

depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della

stessa specie, che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali

e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero di

fornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo

una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo.

La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di

sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia (o nei depistaggi che ne sono

stati il séguito), a partire da Portella della Ginestra e a seguire tutte le altre, Peteano, Brescia

piazza della Loggia, Milano piazza Fontana, Bologna stazione centrale, Italicus, rapido 904,

Capaci, Palermo via d’Amelio, Bologna Pilastro, Firenze via dei Georgofili, Roma basilica san

Giovanni e basilica san Giorgio al Velabro, Milano via Palestro. E poi omicidi, tanti, troppi, da

Peppino Impastato a Nino Agostino, da Umberto Mormile ad Attilio Manca, da Antonino

Scopelliti a Bruno Caccia, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Mauro Rostagno, e non basterebbe una

pagina per proseguire ricordandoli tutti.

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