sabato, Novembre 23, 2024
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Nel giorno del funerale di Giulia Cecchettin

Hanno deciso di sgomberare con scudi e manganelli un consultorio autogestito, uno dei pochi spazi sicuri che offre servizi gratuiti alle donne. Sede di Non una di Meno.

A Catania in via Gallo, al confine col quartiere Antico Corso, c’è una palazzina di proprietà dell’Ente morale Biblioteche Ursino Recupero. Ente fondato negli anni 30 e il cui Statuto è stato pubblicato il 22 maggio 1969 con decreto firmato dal Presidente Saragat in persona. L’Ente ha come patrimonio i beni, mobili e immobili, del lascito del Barone Ursino Recupero ed è gestito da un consiglio d’amministrazione composto dal Sindaco del Comune di Catania, dal Rettore dell’Università di Catania, dal Segretario Generale del Comune, dal Soprintendente ai Beni Culturali e come quinto membro da un familiare del Barone Ursino Recupero. Tra i beni da amministrare: la palazzina di via Gallo, oggetto recentemente di lavori di ristrutturazione. Poi chiusa, abbandonata e nel 2018 occupata da attiviste e attivisti per realizzare uno studentato per studentesse e studenti indigenti e per realizzare un ambulatorio gratuito e un consultorio autogestito “Mi cuerpo es mio”. Da anni lo studentato di via Gallo è diventato uno dei centri della mobilitazione transfemminista, ospitando riunioni e attività del movimento NonUnaDiMeno.

23 novembre. È appena giunta la notizia del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, ammazzata dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Le donne scendono in strada in tutta Italia. All’ipocrita luttuoso silenzio istituzionale si contrappone, fortissimo, l’appello a fare rumore, a bruciare tutto. NonUnaDiMeno convoca una manifestazione anche a Catania: il messaggio vola di chat in chat su whatsapp e sulle storie di Instagram. Davanti la villa Bellini alle nove di sera si radunano oltre mille donne. Gli uomini vanno dietro. C’è l’appello a rivolgersi al “servizio d’ordine” se qualche uomo dovesse avere atteggiamenti molesti. Il corteo parte e si ingrossa di passo in passo. Arrivate all’altezza della Chiesa della Collegiata il corteo svolta d’improvviso e si dirige davanti la Questura. Ci si ferma lì di fronte, si fa rumore con le chiavi. Le donne si alternano al microfono: “quando denunciamo non veniamo credute, tutto viene minimizzato, ci dicono che stiamo esagerando, che dobbiamo perdonare, che dobbiamo essere felici di quell’amore così esagerato, che uno schiaffo non è poi così grave. E a volte dobbiamo anche subire le molestie dei poliziotti, per come siamo vestite, per come siamo truccate, per il modo in cui camminiamo”. Il corteo prosegue fino a piazza Duomo. Erano anni che una manifestazione transfemminista non trovava l’audacia di raccontare le responsabilità delle forze dell’ordine, proprio davanti i loro uffici.

Si apprende dall’Ufficio Stampa della Polizia che proprio in quelle ore un Giudice della Procura di Catania stava firmando il decreto di sequestro dell’immobile di via Gallo, sede delle attiviste organizzatrici della manifestazione. Una coincidenza.

Caschi e manganelli arrivano alle 5 dell’alba del 5 dicembre per sgomberare il consultorio. I funzionari di polizia sono quelli dello stesso ufficio che guardava sfilare le donne sotto la questura il 23 novembre. Sembra un regolamento di conti.

Ma qualcosa va storto. La città risponde. L’Università dice che non è stata informata dello sgombero, l’amministrazione comunale è imbarazzata e balbetta di legalità, Arci, CGIL, Sunia prendono immediatamente posizione contro lo sgombero. Insorgono le associazioni transfemministe e il mondo LGBTQIA+ con Arcigay e Open. Tuonano i partiti, dal Movimento 5 stelle a Sinistra Italiana al Partito Democratico. Per tutta la giornata un presidio circonda lo spazio sgomberato e a sera un’assemblea prepara la manifestazione cittadina per chiedere la restituzione dello spazio. Si terrà giovedì 7 dicembre alle 19 dalla villa Bellini.

Questo la Questura non lo aveva messo in conto. Pensavano che vincesse ancora il silenzio o che tutto sarebbe rimasto dentro i confini insignificanti di uno scontro tra bande: pericolosi sovversivi contro sbirri. Ma non è più così. Dalla morte di Giulia le sovversive sono milioni, indisponibili a tacere, stanche dei minuti di silenzio, delle passerelle istituzionali, degli inchini ai potenti.

Legalità, legalità, legalità” gridano dalla Questura e da Palazzo degli Elefanti dove il consiglio comunale ha come vicepresidente un condannato in primo grado per corruzione elettorale.

A un passo dallo studentato ci sono decine di palazzine e appartamenti confiscati alla mafia e da anni ancora in mano ai mafiosi che hanno subito la confisca. Nessuno agisce. Lo studentato è così illegale che negli ultimi anni è stato al centro del dibattito istituzionale dell’Ateneo e dell’Ersu, ospitando confronti e iniziative volte alla regolarizzazione. Così illegale da aver ospitato eventi di importanza nazionale organizzati con l’Università. Anche la questione dell’esigenza di quegli spazi è illogica. Proprio in queste ore l’Università ha annunciato l’investimento di decine di milioni di euro per recuperare decine di migliaia di metri quadri a pochi metri dal consultorio, il Comune conserva ristrutturati, chiusi e abbandonati molti palazzi: dal convento dei crociferi al monastero di Santa Chiara. Gli immensi ospedali dismessi potrebbero ospitare ogni tipo di ufficio, attività o biblioteca. Addirittura il Comune sta prevedendo la demolizione di alcune strutture, perché considerate inutili. Ci sono immense strutture universitarie chiuse o sotto utilizzate.

Il movente della retata è politico. Quel gruppo di attiviste è troppo irruento, troppo imprevedibile, troppo libero. “A Catania si sgombera il posto dove si riunisce abitualmente Non una di Meno nel giorno dei funerali di Giulia Cecchettin” scrive la Presidente di Arcigay Vera Navarria sui social a pochi minuti dall’irruzione della polizia.

La Questura informa che “l’immobile è stato a affidato in giudiziale custodia al legale rappresentante dell’Ente proprietario” ovvero al Sindaco di Catania Enrico Trantino, che dovrà discutere con il Rettore dell’Università, altro componente del CDA, che fare del consultorio. La proposta. Si dia immediatamente in gestione alle associazioni e ai gruppi che lo hanno gestito fino ad ora.

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