Torino “non affitta” ancora
di Eleni Giordana D’Amico
“Tra il 1951 e il 1971 si registra una percentuale del 33% di maggiore flusso migratorio, circa 700 mila giovani, donne, padri di famiglia alla ricerca una vita a Torino”
“Il terrone viene dalla terra, ha atteso troppo a lungo che il miracolo economico andasse a trovarlo e alla fine si è mosso con tutto quello che ha, con tutta la casa in braccio si è mosso a incontrare il miracolo nelle sue stesse città”: è un documentario del 1962, di Lino del Fra, sui migranti siciliani. La metropoli li respinge fuori della città “non c’è tempo, non c’è spazio per i disoccupati” così il terrone viene rinchiuso negli slum dove è certo ancora città, ancora Italia ma “ai margini della città di vetro e cemento”.
La città ostile li guarda con disdegno. Il cittadino, nauseato dalla precarietà dell’immigrato, fa ciò che sa fare: ignorare e ghettizzare. Le minoranze, il diverso, l’anti-economico, non sono nostri. Nutriamo la massa sotto-proletaria solo perché la civiltà ha pur bisogno di lavoro.
La divisione sociale del dopoguerra ha un titolo preciso: “Non si affittano casa ai meridionali”. E’ il cartello che trovi da Porta San Paolo a Mirafiori. Tra il ‘51 e il ‘71 l’immigrazione è cresciuta del trentatré per cento. Settecentomila donne, ragazzi, padri di famiglia che cercano una vita decente nella città piemontese. Quel cartello li accoglie: il nemico è il povero, non la povertà.
Si comincia così: l’integrazione è lentissima, resta la diffidenza verso qualunque “straniero” che non sia puro Nord. “Noi siamo i veri Italiani”.
Sabrina, classe ‘80, per tutta la vita ha pagato le conseguenze del “grande boom economico” che però in Bassa Italia ha collassato la classe operaia e l’ha infilata su un treno. Lei vive ambulante da sempre e ora, nell’anno duemila e ventidue, è qui in questa Torino poco cambiata, sempre più chiusa, ancora con le battute sul meridione, che – ironia della storia – si sorbisce alle volte dai suoi compaesani: “Ma al sud si gira con le macchine?” “Avete l’acqua, ma come è possibile?” “Dove andate a comprare i materassi?”. “Lì è pieno di spazzatura, ovvio che ci sono i ratti”.