Università smarrita. “Che senso ha costruire sopra gli scavi archeologici?”
La mobilitazione dei cittadini per la salvaguardia del patrimonio archeologico della città e contro la cementificazione, si fa sempre più partecipata e determinata. Il progetto dell’Università di Catania di costruire due aule da 1200 posti sopra la zona archeologica della Purità non convince nessuno. Quale senso avrebbe realizzarlo? Perché non valorizzare gli scavi e la villa romana senza dover per forza costruirci delle aule sopra?
L’inchiesta del Comitato Popolare Antico Corso e dei Siciliani giovani, che ha svelato l’intenzione dell’Università di riprendere il progetto della costruzione delle aule nella zona della Purità, sta dando vita a una grande partecipazione. “No a nuovo cemento. Vogliamo la creazione di un percorso archeologico che consenta di valorizzare la storia della città e del quartiere. Per guardare al futuro e agli interessi diffusi dell’intera comunità”. Queste parole, pronunciate da Elvira Tomarchio, anima del Comitato Popolare Antico Corso, riassumono il senso della mobilitazione. “Non è una battaglia – dice Salvo Castro, che del comitato è Presidente – le battaglie lasciano a terra morti, e a noi questo non piace. Il nostro è un percorso, per riprenderci la parola”.
Decine e decine di cittadine e cittadini hanno popolato lo spazio di via Bambino antistante l’area della Purità. Come organizzatori della conferenza stampa I Siciliani giovani avevano chiesto al Rettore l’apertura dell’arena Experia, ma solerte è arrivato il diniego firmato dal Direttore Generale Giovanni La Via.
C’erano le associazioni del territorio: Arci, Cult, Legambiente. C’era la politica: il segretario provinciale del PD Angelo Villari, il segretario cittadino di Sinistra Italiana, Giolì Vindigni, il segretario di Rifondazione Comunista, Mimmo Cosentino. C’erano docenti universitari, funzionari del Parco Archeologico e anche studenti universitari. “Non c’è questo bisogno di aule nei dipartimenti del centro, questa operazione non ha senso. Noi siamo con voi e coinvolgeremo la comunità studentesca” ha dichiarato la Presidente della Consulta universitaria Francesca Alessandro.
La mobilitazione è appena iniziata. Il Consiglio d’amministrazione dell’Università di Catania il 22 dicembre 2021 ha approvato il Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Al punto 8 vi è indicato il progetto di “Ristrutturazione e parziale ripristino volumetrico per l’inserimento del nuovo polo didattico presso il complesso della Purità – Experia – Catania”. Un milione di euro già a bilancio e l’Architetto Fragalà responsabile del procedimento.
Bocche cucite in Ateneo. I vertici dell’Università sembrano però, dai rumors, imbarazzati dall’inchiesta giornalistica e dalla partecipazione dei cittadini. Nei dipartimenti infatti ci si chiede come sia possibile che il Rettorato e gli uffici tecnici abbiano potuto toccare un tasto tanto sensibile e problematico senza coinvolgere nemmeno la comunità accademica. “Lo abbiamo appreso dalla stampa e dai social che l’Università voleva tornare sul progetto delle aule alla Purità” ci confessano docenti e rappresentanti istituzionali di primo piano.
Ci si chiede ora quale possa essere il senso di cementificare quell’area archeologica, proprio adesso, a vent’anni dal blocco del cantiere. “La situazione del quartiere è cambiata – dichiara Pippo Lanza, architetto del Comitato – il progetto De Carlo è di trent’anni fa. Ora qui intorno i palazzi sono vuoti. Anche gli ospedali sono stati chiusi”.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Università appena un mese fa, il 25 maggio 2022, ha approvato un progetto dal costo di 180 milioni di euro per trasformare i padiglioni 8, 11, 12 e 13 dell’ex Ospedale Vittorio Emanuele in edilizia universitaria e residenze universitarie. Forse non c’è posto in quei padiglioni o in altri per ospitare le aule necessarie al Dipartimento di Scienze Umanistiche? Chi costringe l’Università a mettere delle aule sopra i reperti archeologici? È davvero questo il messaggio che l’Ateneo, in pieno rebranding, vuole lanciare alla città e alla comunità accademica?
“Che nessuno pensi che noi vogliamo conservare il degrado. Noi vogliamo una passeggiata archeologica che consenta di ammirare il patrimonio fino adesso nascosto della Catania antica. Il ricatto per cui per beneficiare delle nostre bellezze dobbiamo per forza costruirci sopra qualcosa che non c’entra nulla, francamente, non possiamo più accettarlo”. La conferenza stampa si chiude. Cittadine e cittadini si danno appuntamento alla prossima settimana. Sperando che arrivino buone notizie dal Rettorato.