Sicilia, miseria e miliardi
Ma la Sicilia è povera o ricca? Che c’entrano con la politica – e con la vita dei siciliani – le banche? Come vengono usati (e quando) i finanziamenti regionali? Una volta…
“Eccellenza presidente e illustrissimi signori della corte, gentili cittadini che ascoltate con tanta attenzione ed ai quali è giusto che anche mi rivolga, essendoché la giustizia si fa in nome del popolo, consentitemi un breve, illuminante apologo finanziario.
Prendiamo una grande somma di denaro, poniamo seimila miliardi, cioè sei milioni di milioni, e mettiamola a disposizione di un grande ente pubblico, per esempio la Regione siciliana, che ha responsabilità d’amministrare politicamente cinque milioni di persone. Seimila miliardi suddivisi in sei esercizi finanziari, consentono una disponibilità di spesa di mille miliardi l’anno.
Orbene, poiché il costo medio del lavoro per un operaio, un buon operaio qualificato, è di circa quindici milioni l’anno, si avrebbe la fantastica possibilità di garantire lavoro di alta dignità ed eccellente remunerazione a ben sessantaseimilacinquecentosessantasei cittadini siciliani attualmente disoccupati, il lavoro dei quali, a sua volta, consentirebbe di costruire in Sicilia opere pubbliche fondamentali, la cui mancanza relega questa nobile regione al rango di terzo mondo coloniale, cioè bacini idrici e dighe per l’irrigazione delle terre, nuove strade e autostrade, grandi ospedali moderni, impianti sportivi e turistici in ogni parte dell’isola, e tutto questo per sei anni consecutivi, trasformando prodigiosamente il volto della regione e salvando dalla miseria, dalla emigrazione e dalla dilagante vocazione criminale gran parte di quei fratelli siciliani, la cui disperazione ammorba tragicamente la vita sociale […]
Ebbene, nei sotterranei di alcune grandi banche siciliane, sono congelati ben seimila miliardi di residui passivi della Regione, cioè avanzi di bilancio e somme che la stessa Regione, dice per mancanza di progetti, dice per errori e ritardi burocratici, non è riuscita a spendere.
E allora signori giudici, che avete fatto trascinare qui in catene codesto uomo, sol perché candidamente accetta nei suoi piccoli forzieri privati denaro proveniente talvolta da crimini, contrabbandi, sequestri, quale reato vorrete imputare alle grandi banche, e naturalmente ai governanti della Regione, per questa follia, questa demenza politica, questo incredibile crimine di sottrarre seimila miliardi al bisogno, alla fame, alla disperazione, alla infelicità, al dolore, al diritto umano… diritto, signor presidente, diritto perdio… di un’infinità di siciliani che, dal giusto impiego di quel denaro, potrebbero finalmente trovare salvezza per le loro vite… e lasciare invece che quelle montagne di denaro putrefacciano nei sotterranei delle banche… “
(da “Arringa in difesa di un cavaliere mafioso”, ottobre 1983)
La Fondazione Fava
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Il sito “I Siciliani di Giuseppe Fava”
Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i Siciliani, a partire da quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne sono i curatori. E’ articolato nelle seguenti sezioni:
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“I Siciliani di Giuseppe Fava” è un archivio – anzi un deposito operativo – della prima generazione dei Siciliani. Senza retorica, senza celebrazioni, semplicemente uno strumento di lavoro. Serio, concreto e utile: nel nostro stile.