venerdì, Novembre 22, 2024
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Povero Ciancio

Piange miseria coi milioni in Svizzera e il processo per mafia.

Ieri mattina l’editoriale de La Sicilia è stato firmato dalla società per azioni proprietaria del giornale, Domenico Sanfilippo Editore. Si intitolava “La crisi, la burocrazia e l’informazione libera e indipendente”. La Domenico San Filippo Editore Spa ha solo due soci, Mario Ciancio Sanfilippo, che ne detiene il 99,6% e Valeria Guarnaccia, che ne detiene lo 0,4%. Valeria Guarnaccia è la moglie di Mario Ciancio. La società non ha consiglio d’amministrazione, ha solo un amministratore unico, Mario Ciancio.

Nell’editoriale si chiede, con forza, che la regione e lo Stato assicurino al giornale La Sicilia i ristori, i rimborsi e gli indennizzi promessi da una legge regionale ancora non attuata. La società “editorialista” reclama la parte dei 10 milioni di euro stanziati per gli editori. E li vuole subito.

“Aspettiamo una risposta, chiara, definitiva, senza toni politichesi o burocratici. La chiediamo senza il cappello in mano ma rivendicando un ruolo centrale nella vita democratica del territorio”.

Secondo la Domenico Sanfilippo Editore Spa, nonostante le migliaia di piccoli imprenditori sul lastrico, nonostante migliaia di lavoratrici e lavoratori senza stipendio, nonostante milioni di persone divenute povere, è questo il momento per rimpinguare le proprie casse con i denari pubblici. Guai a pensare che i lavoratori si possano pagare con soldi propri.

Mario Ciancio ha appena avuto restituiti milioni e milioni di euro depositati nelle banche italiane e svizzere. Ha patrimoni immensi, raccattati attraverso operazioni di speculazione finanziaria e immobiliare, sponsorizzati da politici compiacenti. Buona parte di questi soldi non si trova in Italia, per risparmiare un po’ di tasse. Eppure Ciancio si ostina, con toni sprezzanti, a battere cassa allo Stato, a noi tutti.

Per questo, probabilmente, non ha firmato col suo nome il suo editoriale. Qualcuno potrebbe pensare che non è il miliardario a chiedere i soldi pubblici, che non è l’imprenditore sotto processo per mafia a firmare gli editoriali del giornale della città.

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