sabato, Novembre 23, 2024
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Nessuna voglia di annegare

MEDU denuncia l’operato di Malta nei confronti dei migranti

Mentre l’Europa si ritrovava in quarantena, nel Mediterraneo centrale, a Pasquetta, l’ennesimo gommone proveniente dalla Libia stipava insieme centouno migranti: c’era chi il mare non l’aveva mai visto ed ha imparato in fretta a farselo amico, c’era chi ci provava ancora, sperando che questa fosse la volta buona; c’era infine chi non ce l’ha fatta ed è stato costretto ad arrendersi prima di toccare terra. Nel comunicato stampa del cinque giugno di MEDU, Medici per i Diritti Umani, si legge: “Nelle prime ore della mattina dell’undici aprile, le persone sul gommone vedono le coste maltesi, ma un’imbarcazione presumibilmente militare con la scritta AFM (acronimo che significa “Armed Force of Malta”) li costringe a fermarsi. Viene loro detto che a causa del coronavirus non possono proseguire verso Malta, ma devono dirigersi in direzione dell’Italia. Fino al pomeriggio inoltrato la situazione non si sblocca e i migranti rimangono fermi in mare, sempre con le coste di Malta sullo sfondo. Finalmente, dopo aver fornito il carburante ed anche un motore nuovo visto che il precedente aveva smesso di funzionare, il natante viene per breve tempo scortato in direzione delle coste siciliane.”

“Noi, tramite supporto psicologico e psichiatrico, abbiamo ascoltato le storie di uomini, donne e bambini a bordo del gommone. Il comunicato stampa, infatti, è nato dalle testimonianze dei centouno migranti, arrivati la mattina di Pasqua a Pozzallo” racconta Samuele Cavallone attivista di MEDU. “C’era molta paura. Per molti non è la prima traversata e il timore di essere facilmente intercettati dalla marina e rispediti nelle prigioni libiche accompagna tutto il viaggio. Quando c’è stato l’avvistamento della barca della marina maltese, molti si sono buttati in mare pur di non tornare in Libia. C’è in gioco la loro vita e non c’è mai la certezza di arrivare a destinazione, tanto più che in questi giorni navi di soccorso non ce ne sono nel Mediterraneo centrale, anche se le partenze proseguono. I migranti ora stanno bene e sono stati trasferiti fuori dalla Sicilia, nei vari centri d’accoglienza presenti in tutta Italia.”

Eppure Malta sembra non essere nuova a questo tipo di condotta: “Il governo maltese ha solo reso ufficiale quello che stava facendo già da molto tempo” – continua Samuele arrabbiato – “Anche loro hanno preso degli accordi con la Libia in merito al rimpatrio ed al respingimento dei migranti. Questo per noi è molto grave e si associa alla nostra critica sugli accordi dell’Italia con Tripoli.” Lo scorso febbraio, infatti, è stato rinnovato il Memorandum Italia-Libia, stretto da Minniti nel 2017, per altri tre anni senza un cenno di protesta o disappunto da parte della sinistra, ora anche al governo, nonostante si sappia quale trattamento venga riservato ai rifugiati dentro e fuori i centri di detenzione libici.

“La Libia è considerata una pedina importante sullo scacchiere internazionale sia per l’Europa che per il Medio Oriente, a causa della sua posizione geografica strategica e delle sue risorse” spiega Samuele. “Tutto questo mette in secondo piano la vita dei migranti e i rischi che corrono quotidianamente, però noi non ci arrendiamo ed, insieme alle altre associazioni, continueremo a denunciare il comportamento di Malta, dell’Italia e di tutta l’Europa.”

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