La merce umana
La Polizia di Stato interviene sullo “Human Tracking”. Una delle vittime è Giuly (nome di fantasia).
Il sette aprile del 2017, in occasione dello sbarco a Catania della nave Aquarius, la Squadra Mobile di Catania, ha ottenuto una collaborazione da parte di una delle venti vittime a bordo della nave, tutte giovani donne, sottomesse a quattordici soggetti ad oggi “responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.” È l’inizio dell’indagine “Promise Land”.
Giuly- nome di fantasia- è una delle ragazze nigeriane che è stata vittima di abusi terribili, probabilmente impaurita, ha dichiarato di “aver lasciato il suo paese perché convinta da un connazionale”- tale “Osas”, leader del sodalizio – “che le aveva proposto di raggiungerlo in Italia, promettendole un lavoro lecito e anticipandole le spese del viaggio.”
Dal racconto di Giuly si nota che le ragazze, adatte alla traversata, venivano scelte proprio da Osas in base a criteri estetici e a riti magici Vudù. Come fossero carne da macello nonché oggetti o merci di scambio.
“Queste pratiche magiche hanno effetti devastanti sulle ragazze”- dicono le autorità alla conferenza stampa- “ Dopo ogni rito devono giurare di non scappare, di pagare il debito d’ingaggio ( 25 mila euro) e di non sporgere denuncia.”
È stata notata inoltre una diversa modalità di pagamento: “a differenza delle precedenti indagini, le vittime erano costrette a inviare il denaro direttamente dal voodolista che in Nigeria le aveva sottoposte al “juju”, ovvero ai propri parenti, affinchè questi versassero le somme al voodalista. Il voodolista, ricevuta la somma, avvisava la “madame”; poi i parenti della ragazza si recavano dal voodolista per incassare le somme che rimanevano in Nigeria stessa.”
Il secondo passo per arrivare in Italia prevede l’incontro con i “connection-man”, in Libia, per organizzare la traversata dalla costa libiche all’Italia “dalle vittime ritenuta una vera e propria terra promessa”. La verità è che le giovani donne, giunte in Italia, venivano smistate in luoghi diversi e sfruttate, con la prostituzione, per ottenere il massimo rendimento.
Giuly, dopo essere arrivata in Italia, è stata trasferita in una struttura protetta, il suo aguzzino è comunque riuscito a trovarla e prelevarla da lì. Risulta dalle indagini che Giuly abbia vissuto a casa del suo aguzzino e che sia stata costretta a prostituirsi, al momento non si hanno ulteriori notizie sul suo conto.
“Questa rete ingannevole esiste almeno dal 2017”- questo risulta dalle sette carte di credito sequestrate dalla polizia- “ Tuttavia gli indagati si trovavano in Italia già nel 2013 o nel 2014, alcuni erano regolarizzati, altri soggiornavano qui pur essendo scaduto il permesso.”