sabato, Novembre 23, 2024
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Non siamo carne da fottere e stuprare

Telegram è un’applicazione di messagistica istantanea dalle linee di condotta estremamente morbide. Si basa su un sistema di crittografia che rende inaccessibile, se non a Telegram stesso, il proprietario dell’account; solo gli hacker potrebbero farlo e delle volte nemmeno ci riescono.

I dati restano la maggior parte delle volte difesi da qualsiasi tentativo di attacco. L’accesso sicuro, tramite nickname, permette di abbassare la guardia, perché si entra in una zona protetta, in cui tutto diventa possibile. Attorno a Telegram, infatti, si è creato nel corso degli anni un alone di mistero: nessuno può sapere chi si nasconde dietro lo schermo del telefono. L’eccitazione che ne deriva autorizza le persone a sentirsi libere nei loro gesti e parole, certe della loro impunità. È possibile anche impostare una chat in cui, ogni dieci secondi, il contenuto scompare in automatico; insomma, tutto quello che succede, nasce e muore nella chat.

Accade, quindi, che più di cinquantamila uomini, sia ragazzi che di mezza età, si riuniscano in un apposito gruppo, accessibile a tutti, intento, ogni giorno, a pubblicare foto di ragazze inconsapevoli, la cui unica colpa è essere donna. Non importa la loro età: possono essere bambine oppure donne mature, l’importante è che siano “carne da fottere e stuprare”, come recita uno dei tanti commenti riprovevoli presenti in quel gruppo. Il filo conduttore è chiaro, è il ritrovo di uomini perversi che godono nel considerare la donna solo come oggetto delle loro fantasie sessuali o delle loro vendette. Infatti, non è inusuale leggere richieste di revenge porn da parte di ex fidanzati delusi che desiderano rovinare la vita di chi li ha lasciati. Quelle foto, che dovrebbero restare private come momento di intimità condiviso con la persona che si è amata e di cui ci si fidava, diventano di dominio pubblico. Chiunque può ricamarci immagini indecorose e masturbarcisi sopra, come se nulla fosse, proprio perché tutto è permesso.

Ma non sono solo scatti volutamente provocanti a finire nel mirino del gruppo. Vengono postati anche selfie, foto normali che si possono reperire nei vari social network, violandone così ogni tipo di libertà. Tuttavia, a pagare le colpe di questi gesti è sempre la ragazza, poche volte l’uomo. Molte persone sono convinte, tra cui anche le donne, che tutto questo non sarebbe successo se lei non avesse pubblicato quelle foto. Come quando, in uno stupro, si punta il dito contro la vittima dicendole: “ma come eri vestita?”. La cultura patriarcale ha fomentato l’immagine del maschio forte, che non deve chiedere mai e non è semplice nemmeno per l’uomo dissociarsi da questo stereotipo. Questo è uno dei tanti casi denunciati da ragazze che hanno scoperto le loro foto in giro su Telegram, ma purtroppo può succedere e succederà ancora.

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