domenica, Novembre 24, 2024
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Abruzzo, storia di monnezza di provincia nell’isola (in)felice

Storie dall’Abruzzo. 

Isola Felice, su questa etichetta l’Abruzzo si è cullato per tantissimi anni. E c’è chi prova ancora a spacciarla per vera. Ma di felice tra corruzioni, clientelismi, diritti negati agli ultimi e ai più deboli, mafie e cricche varie in questa Regione c’è ben poco, come abbiamo già raccontato negli anni su I Siciliani Giovani nel gennaio 2013, nel maggio 2013, nel giugno 2014, nel luglio 2014, nel gennaio 2015, nell’ottobre 2016 e nel settembre 2017.

Tra i settori maggiormente coinvolti sicuramente ci sono i rifiuti – come abbiamo raccontato su I Siciliani Giovani nel febbraio 2013, nel marzo 2014, nel gennaio 2015, nel marzo 2015 e nel febbraio 2016 dove il pubblico troppo spesso è andato in affanno o ha favorito quei privati che vi hanno trovato ricche praterie, qui la camorra per anni ha sversato rifiuti tossici e inchieste della magistratura hanno portato alla luce squallide consorterie. Negli anni scorsi addirittura navi di rifiuti partite dall’Abruzzo sono state rispedite indietro dal Marocco (che dopo aver rimandato indietro una nave abruzzese ha addirittura chiuso ad ogni possibilità a tutta l’Italia) e dalla Romania.

Al centro di molte polemiche e varie vicissitudini sicuramente da diversi anni c’è Valle Cena nel vastese, sede di un impianto rifiuti con tre discariche, il progetto di una nuova in costruzione da parte della ditta che gestisce la terza discarica esistente (l’unica attiva in quanto le altre due sono già esaurite) e il progetto di un’altra ancora da parte di un’altra ditta. Una situazione che ha portato soprattutto negli ultimi anni proteste e critiche di associazioni e cittadini che un anno e mezzo si sono riuniti nel Comitato Difesa Comprensorio Vastese che un anno fa, di questi giorni, organizzarono proprio a Valle Cena anche una partecipata manifestazione. La storia dell’impianto rifiuti è da oltre vent’anni molto tribolata tra inchieste della magistratura, contestazioni da parte della Regione e dell’Agenzia per la Tutela dell’Ambiente, accuse politiche e critiche da parte di associazioni e cittadini. Ripercorrere tutte le tappe, dalla prima inchiesta della magistratura nel 1995 partita dall’omicidio a Pescara dell’avvocato Fabrizi (e di cui su I Siciliani abbiamo già scritto negli anni scorsi) in poi è praticamente impossibile in un solo articolo. Il giornale online Wordnews.it ha dedicato almeno due approfondimenti a tutta la storia qui e qui. Nei giorni successivi alla manifestazione dell’anno scorso da parte del Comitato la magistratura ha sequestrato la discarica in uso contestando provenienza e qualità di rifiuti partiti da altre regioni, la stessa che sia prima che dopo il sequestro è stata colpita da 5 vasti incendi uno dei quali è stato definito dal Comitato Difesa Comprensorio Vastese un segnale inquietante in stile mafioso. Il 22 febbraio scorso il gip di Vasto, nonostante il parere contrario della Procura, ha disposto il dissequestro della discarica. Sembrava la svolta della vicenda e la possibile ripartenza dei conferimenti. Ma così non è stato perché una settimana dopo è arrivata la notizia che il Servizio Gestione Rifiuti della Regione, appena ricevuta la comunicazione della ditta di ripartenza, ha inviato una diffida e sospeso le attività per sei mesi. L’ufficio della Regione ha messo nero su bianco che ci sono numerose problematiche irrisolte e che ci sono ancora valutazioni in corso sulla gestione della discarica e quindi sussistono i “presupposti per l’applicazione della diffida e la contestuale sospensione della annunciata ripresa delle attività gestionali” della terza discarica del Civeta “in presenza del permanere delle violazioni alle prescrizioni dell’AIA di riferimento”. Violazioni che la Regione aveva contestato in una riunione nel dicembre scorso sostenendo di aver rilevato sulla realizzazione della terza discarica “i presupposti per l’applicabilità di quanto disposto dall’art. 29, commi 2 e 5 del D.Lgs. 152/06” e, di conseguenza, ha chiesto al consorzio pubblico proprietario dell’impianto (il soggetto che originariamente aveva presentato il progetto della terza discarica) di “attivare la presentazione di istanza di riesame del progetto” perché sono chiaramente “difformi dall’originaria autorizzazione dell’Autorità Competente: il CCR-VIA” le opere realizzate. In quella riunione il commissario del consorzio aveva messo a verbale che “secondo le evidenze dello studio tecnico geologico che aveva commissionato a degli esperti sarebbe stato acclarato che l’invaso in parola, quanto alle pendenze delle pareti, è stato realizzato dalla Cupello Ambiente in totale difformità” da quanto progettato e autorizzato. Nel riportare queste notizie Wordnews ha sottolineato di aver varie volte provato a contattare il gestore per chiedere repliche e la loro verità sull’intera vicenda e sulle contestazioni della Procura e della Regione senza esito positivo.

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